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Biscotti e mortadella di Prato, amaretti di Carmignano, anatra in umido di Montemurlo e minestra di pane. Sono solo alcune delle ricette che compongono il volume “Ratafìa e Ghirighio” lo zibaldone culinario pratese pensato

PRATO. Biscotti e mortadella di Prato, amaretti di Carmignano, anatra in umido di Montemurlo e minestra di pane. Sono solo alcune delle ricette che compongono il volume “Ratafìa e Ghirighio” lo zibaldone culinario pratese pensato venticinque anni fa da Umberto Mannucci e Pietro Vestri, oggi riportato alle stampe per salvare gli usi, i costumi e le tradizioni di una Prato amante della buona tavola. La presentazione del nuovo volume è attesa per oggi alle 16,30 nel Salone consiliare di Palazzo Banci Buonamici, alla presenza del presidente della Provincia Massimo Logli e dell’assessore Roberto Rosati. Interverranno gli autori, il giornalista Umberto Cecchi, il professor Giampiero Nigro dell’Università degli studi di Firenze, Alberto Peruzzini, direttore dell’Apt e l’editore Mauro Pagliai.  Un’edizione ampliata e maturata per un itinerario storico e gastronomico ripensato sulle orme del rapporto tra tradizioni e cambiamento. Alle ricette - una cinquantina in tutto - si alternano versi letterari, aneddoti (come quello del Datini che apparecchia le tavole per il matrimonio della figlia), excursus storici e geografici sul territorio. Un inno alla storica cucina pratese, ricca o povera che fosse, al brodo con il vino, con l’uovo, con i fegatini, con le sbriciolature della pasta fatta in casa, al cibo quotidiano di ieri, diventato un peccato di gola e una fantasia dei pratesi di oggi.
Data recensione: 12/05/2007
Testata Giornalistica: Il Tirreno
Autore: ––