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L’opera “A cena con Messer Abate Agnolo Firenzuola” un buon tessuto di cibi, piatti, sapori antichi, che hanno la trama delle opere letterarie del Firenzuola e l’ordito della tradizione toscana, il tutto sul filo della curiosità culturale, è

L’opera “A cena con Messer Abate Agnolo Firenzuola” un buon tessuto di cibi, piatti, sapori antichi, che hanno la trama delle opere letterarie del Firenzuola e l’ordito della tradizione toscana, il tutto sul filo della curiosità culturale, è stato curata da Adriano Rigoli, studioso del Medioevo e coordinatore del Museo della Badia di Vaiano, dove è stata presentata, nell’ambito delle “Notti dell’Archeologia”.  Il volume si avvale di una rilettura gastronomica di Umberto Mannucci, memoria storica di Prato e dintorni e di Annalisa Marchi, esperta di storia e arte. Il libro è stato edito da Polistampa, in bella veste tipografica, è illustrato da riproduzioni tratte da edizioni cinquecentesche, da alcuni testi del Firenzuola e da reperti archeologici, che si trovano nel Museo della Badia. E’ il primo numero della collana “La storia a tavola”, segno che Polistampa vuol proseguire su questo tema. “A cena con Agnolo Firenzuola” è veramente un’opera preziosa e suggestiva, porta il lettore in un viaggio attraverso i secoli, per ritrovare la figura dell’Abate Agnolo Firenzuola, nato a Firenze nel 1493, che fu; scrittore poeta, commediografo, traduttore dei classici, in una parola “intellettuale”, ed ebbe un grande amore per la cucina. La sua carriera ecclesiastica cominciò nel 1517, quando vestì l’abito dei Vallombrosani, passò gli ultimi anni della sua vita come Abate perpetuo di Vaiano, dove scrisse le sue opere più importamti, ispirandosi ai luoghi, personaggi e tradizioni di Prato e della Vallata. «E’ stata la curiosità, a farmi proseguire gli studi su questo personaggio - dice Adriano Rigoli, autore dell’opera - leggendo le opere del Firenzuola, ho notato che molti brani descrivevano il tema del convito, del banchetto, ci parlavano di antichi sapori, ricette del secolo in cui è vissuto, sapori ormai perduti e prodotti antichi, nell’agricoltura attuale non esistono più; come i fichi sampieri e badaloni, o le pere carovelle. Dopo aver fatto una scelta, ho pensato di dividere le citazioni del Firenzuola, secondo le quattro stagioni e di aggiungere un glossario, per spiegare le parole meno conosciute e ho aggiunto 35 ricette, che non sono medioevali ma locali, della Val di Bisenzio e di Prato, (oggi i gusti sono cambiati), ad esempio il “pan con l’uva”, che è la ciambella pasquale di Montepiano, oppure i “fegatelli accompagnati”, insaporiti non con l’alloro, ma stranamente con la salvia, oppure il cavolo pianigiano alla menta». Il libro è disponibile presso il Museo della Badia a Vaiano, il ricavato andrà per l’allestimento della nuova sezione Archeologica.
Data recensione: 07/07/2007
Testata Giornalistica: Il Tirreno
Autore: Luana Cecchi