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La fucina del suo leggendario studio di via Sant’Egidio, dove sono convenuti per decenni amici pittori, fra cui Falai, Bernardini, Pistolesi sono uscite, lungo mezzo secolo quasi, tante e diverse opere di Romano Stefanelli, il pittore oggi

La fucina del suo leggendario studio di via Sant’Egidio, dove sono convenuti per decenni amici pittori, fra cui Falai, Bernardini, Pistolesi sono uscite, lungo mezzo secolo quasi, tante e diverse opere di Romano Stefanelli, il pittore oggi prossimo agli ottant’anni, di cui si celebra ora una bella mostra personale (aperta in questi giorni presso la sede Pagliai in Via Santa Maria). Mostra che presenta quasi solo opere di pittura e che dunque dice molto ma non tutto di questo artista. Stefanelli infatti ha prodotto acqueforti, incisioni, litografie, ha vittoriosamente operato come scultore e, oltreché pittore, è notissimo come realizzatore di grandi cicli di affreschi (arte ora di pochi) presenti in vari luoghi sacri, da Ponte Buggianese a Quarrata all’Abbazia di Montecassino. Le fonti ispiratrici e i suoi soggetti sono essenzialmente sempre i paesaggi e i ritratti, cioè la natura e la figura, spunti opportuni alla sua arte inderogabilmente figurativa, che non ignora anche realistiche e sonore nature morte. Stefanelli, con Guarnieri, è stato forse il più assiduo e vicino allievo di Annigoni, al cui stile, seppur con personale originalità, si è sempre tenuto fedele e dal quale ha derivato tanti segreti soprattutto nell’arte dell’affrescare. Lo dimostra proprio l’odierna rassegna, dove il dipingere in grande risulta scelto e vittorioso vuoi con bellissimi ritratti (un celebrato autoritratto, una splendida figura di giovinetta “Denise”) vuoi con gruppi di monumentale solennità ariosamente espressi nel modo dell’affresco. In Stefanelli sono presenti sempre e perlopiù vivamente celebrati certi tratti della fedeltà pittorica alla grande tradizione toscana, dal mirabile Quattrocento fino ai Macchiaioli e quel dopo che oggi oggi permane in pochi. Presiede, del resto, nella figurazione di Stefanelli una costante vocazione di monumentalità arcaica, che diventa nel paesaggio velata malinconia e lontanante vaghezza (le sue Venezia, la sua Versilia) e nella natura morta squillante e coloritissima iperpresenza di oggetti e di cose. In occasione di questa mostra, seguendo una felice consuetudine pluriennale di dedicare un grande calendario dell’anno veniente a un artista toscano di fama, Mauro e Antonio Pagliai hanno realizzato in grande formato il calendario 2008 dedicandolo a dodici opere dello stesso Stefanelli.
Data recensione: 19/12/2007
Testata Giornalistica: Il Giornale della Toscana
Autore: Pier Francesco Listri