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Re, quella sera, pianse solo zia Rosa, l’americana. Eppure non era stata mai amica del defunto. Anzi da quanto le era stato requisito il mulo, per un decreto, lo aveva tenuto sopra il naso. pianse per la certezza di vedersi invalidate le lucide

Polistampa inaugura il progetto dedicato allo scrittore lucano Giuseppe Brancale. Via alle "Opere complete" L’Italia in costruzione vista con gli occhi di un sognatore ed ex garibaldino "Egregio Signore, conosciamo il male che grava su Migalli. Lo saneremo non appena avremo un po’ di fondi". Così erano passati i secoli.Dalla periferia del Regno di Napoli a Buenos Aires, quindi il ritorno nel piccolo paese di Migalli e le battaglie al seguito di Garibaldi, con una parabola discendente. È l’unità d’Italia vista con gli occhi di una piccola comunità e di Giuseppe Prestone, garibaldino e sognatore, un uomo travolto dalle onde della Storia che smuovono il Sud pre e post unitario e che torna da Buenos Aires a Migalli, un paese di settemila anime, dove l’Africa è più vicina che Roma e “il sole è ancora lontano da venire”. C’è tutto questo ne ‘Il rinnegato’, romanzo con cui la Polistampa di Firenze ha avviato la pubblicazione delle “Opere complete” dello scrittore lucano Giuseppe Brancale (Sant’Arcangelo, 1925 - Firenze 1979), in quattro volumi. Marinaio e insegnante, Brancale è stato uno scrittore della rinascita del Sud nel secondo dopoguerra. Trasferitosi a Firenze, dove è stato insegnante, vi ha portato a termine Echi nella valle (Cosenza, 1972), per il quale Carlo Levi realizzò il bozzetto di copertina, e Lettere a Michele (Firenze, 1977). Ha lasciato inediti due romanzi e diversi racconti, tutti ambientati in Basilicata, nella Valle dell’Agri, e un saggio sulla questione meridionale, che Polistampa edita in appendice a ‘Il Rinnegato’. Il tema di fondo è quello del ritorno (nei luoghi, nella memoria, nella Storia) intrecciato alla dimensione di una speranza che non cede al facile ottimismo ma nemmeno al passato. Elementi, questi, che percorrono la vicenda de ‘Il Rinnegato’. Da Migalli, paese della Lucania con settemila anime (è facile riconoscervi Sant’Arcangelo), Prestone tenta la fortuna in Argentina (nelle strade dell’Angiorena e del Commentigio) con la moglie, adotta il piccolo orfano Antonio Bonturino, e, dopo la morte della moglie, ritorna a Migalli. Spesso in carcere per i suoi tentativi di risvegliare i compaesani dall’oppressione, Prestone, nonostante le delusioni riuscirà a non perdere la dimensione del sogno, quella che va sempre oltre sé (dalla battaglia di Caserta al brigantaggio alla fallimentare impresa coloniale), e a trasmetterla, misteriosamente, agli altri. Intanto, tra ironia e tragedie, una comicità che non cede al disincanto, Migalli attende. I suoi amministratori scrivono a Roma e ricevono questa risposta: “Egregio Signore, conosciamo il male che grava su Migalli. Lo saneremo non appena avremo un po’ di fondi”. Ma così, scrive Brancale, “erano passati i secoli”. Tuttavia anche il Sud cresce, nonostante la gestazione sia dolorosa. Non tutto è ombra. L’autore presenta un periodo storico che è quello dell’Unità di Italia con tutte le sue contraddizioni e difficoltà, ma soprattutto il quadro sociale di quel Sud unito a un Nord totalmente differente che si trova a subire angherie piuttosto che benefici. “Alla morte di Cavour, infatti - è stato osservato - la Destra comincia a combattere fortemente il brigantaggio ma senza curarsi di affrontare la sua causa di fondo, cioè la disperata ribellione di popolazioni contadine contro uno Stato che pareva distinguersi dal precedente soltanto per una maggiore pressione fiscale e l’obbligo della leva militare”. ‘Il Rinnegato’, di fatto, rappresenta un’accurata e dettagliata ricostruzione della situazione socio-politica di fine ‘800 che il meridione italiano si trovò a vivere, “ed è curioso - ha osservato Irene Gherardotti - quanto fatti accaduti più di cento anni fa possano essere di spunto per un’analisi della condizione attuale dello stato sociale italiano, con alcuni parallelismi con l’Italia odierna”: la destra liberale, il deficit del bilancio pubblico, il potere e la ricchezza distribuiti soprattutto al Nord, l’alto tasso d’analfabetismo (“. proteste e tumulti sono dappertutto all’ordine del giorno./ - Ma sono dei fuochi di paglia. La Repubblica verrà, perché è normale conseguenza del progresso. Verrà, ma noi non la vedremo”). Le pagine di Brancale, di grande intensità e suggestione, sono percorse da un forte senso di rigore storico che si scioglie in una narrazione coinvolgente. Ci restituiscono l’altra storia, la battaglia combattuta dai soldati e non dai generali, la voce delle vittime con l’ironia di chi sa guardarsi altro e sa guardare oltre sé, il vissuto di sparute comunità con l’epica delle loro piccole, grandi storie e attese. Grande e piccola storia si alternano, cambiano spessore a seconda del prisma con cui si guardano. Giuseppe Brancale sa dosare i diversi registri, come in questo gustoso bozzetto:  Re, quella sera, pianse solo zia Rosa, l’americana. Eppure non era stata mai amica del defunto. Anzi da quanto le era stato requisito il mulo, per un decreto, lo aveva tenuto sopra il naso. pianse per la certezza di vedersi invalidate le lucide patacche da due soldi, avvolte in una pezza e riposte nella cassa delle biade". Altre certezze cerca Prestone, ne intuisce la portata come una Terra promessa: "Sulla riva destra del fiume, dopo i rifrangenti, spaccapietre e scalpellini al lavoro sotto il sole. In disparte, seduto per terra all’ombra di un pioppo, Sassetti levigava una lastra di marmo. Turbato, Prestone si svegliò mentre il campanone suonava il mattutino. Era l’alba". Autore del quadro di copertina, ’L’ombra dell’eroe’, ora nella collezione del Quirinale, è il pittore Giampaolo Talani, che ha voluto celebrare con quest’opera Giuseppe Garibaldi, nel secondo centenario dalla nascita. E Garibaldi torna nelle pagine de ’Il Rinnegato’, mito amato-odiato dalle folle del sud, colto nel suo passaggio da Lagonegro a Napoli. - Si possono vedere i nostri soldati? - Sono in piazza. Venite con me. E il gruppo dei contadini migallesi andò nella piazza, occupata da otto lunghe colonne di uomini armati. "Un esercito", esclamò Vincenzo Tommasone, il più giovane del gruppo. "Non è un esercito, è solo una brigata. È la nostra brigata Basilicata". Con questo romanzo, la casa editrice Polistampa di Firenze ha avviato il progetto "Giuseppe Brancale. Opere complete" che prevede l’uscita, entro il 2010, di tutta l’opera dello scrittore in quattro volumi. Giuseppe Brancale è stato autore di quattro romanzi, due inediti e due editi ma ormai introvabili, oltre che di alcuni racconti, tutti ambientati in Basilicata, nella Valle dell’Agri, e di un saggio sulla questione meridionale. I suoi lavori coprono le vicende di due secoli, l’Otto e il Novecento, con una puntata nell’età imperiale romana in Echi nella valle, pubblicato nel 1972 e Premio della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Per questo libro il pittore Carlo Levi disegnò il bozzetto di copertina. Al 1977 risale invece la pubblicazione del romanzo Lettere a Michele, dedicato al medico Michele Di Gese, che rappresenta il testamento spirituale dello scrittore. Inediti invece fino al 2007 i romanzi Il rinnegato e Fantasmi che tornano, oltre a una serie di racconti che formeranno un volume unico insieme a Lettere a Michele.
Data recensione: 19/11/2007
Testata Giornalistica: La Farfalla
Autore: Giuseppe Petrilli