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Giorgio La Pira uomo di pace. Non è soltanto la solita retorica fumè in occasione del trentennale della sua scomparsa. La Pira si adoperò in tutta la sua vita per la ricerca di pace e dialogo. Basti pensare alle sue

Giorgio La Pira uomo di pace. Non è soltanto la solita retorica fumè in occasione del trentennale della sua scomparsa. La Pira si adoperò in tutta la sua vita per la ricerca di pace e dialogo. Basti pensare alle sue spregiudicate aperture al “male assoluto”, a quella Russia sovietica dove si praticava l’ateismo di stato e di partito, o alla Pechino del “Grande balzo in avanti” lanciato da Mao Zedong, o alla visita che nel ’65 fece a Ho Chi Minh, nel pieno della guerra del Vietnam.Una volontà di pace, quella di Giorgio La Pira. Una volontà che emerge tutta nella lucida analisi di Pietro Domenico Giovannoni, docente di Storia della Chiesa dell’Università di Firenze e presidente della fondazione «Giorgio La Pira». Il libro di Giovannoni – A Firenze un concilio delle nazioni, edito da Polistampa – prende in esame un aspetto molto particolare dell’attività politica ed ecumenica di La Pira: il “Convegno per la Pace e la Civiltà Cristiana”. Giovannoni ricostruisce il percorso culturale ed intellettuale che portò alla nascita del primo Convegno nel 1952, dando una panoramica delle successive edizioni. Il Convegno per La Pira era un’occasione per ricomporre i pezzi delle nazioni cristiane – risparmiate dallo scisma. Ma il libro di Giovannoni regala anche degli inediti interessanti dal punto di vista storico. Come già si sapeva, La Pira ebbe molti problemi a organizzare il VI convegno nel 1957. e si è sempre detto che a farlo saltare fu una resistenza nell’allora giunta comunale di Firenze. Le rivelazioni del libro ci dicono, invece, che  a impedire il Convegno fu in realtà proprio l’apertura culturale del sindaco di Firenze; un’apertura all’Oriente asiatico, all’Africa e al mondo arabo che non piacque per nulla a Luigi Gedda, presidente dell’Azione Cattolica e all’assistente ecclesiastico monsignor Mauro Castellano. Fu invano il tentativo di La Pira di intercedere presso  l’amico Giovan Battista Montini (futuro Papa Paolo VI): «Ma, eccellenza, - scriverà La Pira a Montini in una lettera inedita – si è trattato e si tratta di un’apertura fatta all’insegna, per così dire, della civiltà cristiana, della speranza cristiana: levate capita  vestra et videte; apertura fatta nella direzione dello sguardo del Signore: verranno da Oriente e Occidente!». Un impegno politico, quello di La Pira, mai banale e superficiale. Come egli stesso affermerà: «Non si dica quella solita frase poco seria: la politica è una “brutta”! No: l’impegno politico – cioè l’impegno diretto alla costruzione cristianamente ispirata della società in tutti i suoi ordinamenti, a cominciare dall’economico – , è un impegno di umanità e di santità: è un impegno che deve poter convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera, di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità».
Data recensione: 04/11/2007
Testata Giornalistica: Il Giornale della Toscana
Autore: Michele Morandi