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11 gennaio 1816. Firenze esulta e i fiorentini si accalcano per più giorni nella sala delle adunanze dell’Accademia di Belle Arti per salutare il ritorno delle opere d’arte recuperate dopo le razzie compiute negli anni precedenti dalla

Storia del recupero di inestimabili opere depredate da Napoleone in Toscana
11 gennaio 1816. Firenze esulta e i fiorentini si accalcano per più giorni nella sala delle adunanze dell’Accademia di Belle Arti per salutare il ritorno delle opere d’arte recuperate dopo le razzie compiute negli anni precedenti dalla Francia rivoluzionaria e napoleonica. Simulacri spiranti, imagin vive: così il poeta Pietro Bagnoli definì allora le opere rientrate sulle rive dell’Arno, quasi personificandole. Quei versi sono serviti a Gabriele Paolini per il titolo del suo libro, dedicato a ricostruire tutto il complesso iter del recupero, attraverso una meticolosa indagine negli archivi fiorentini che ha portato alla luce importantissimi documenti inediti. Il volume, con prefazione di Antonio Paolucci, edito da Polistampa, è stato promosso dal Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario del primo regolamento organico di tutela, costituitosi presso il Ministero dei Beni e le Attività Culturali.Un racconto carico di suspense, ma tutto rigorosamente vero. Opportunismi politici, intrighi diplomatici, contestazioni giuridiche resero particolarmente difficile, in quell’estate del 1815, il compito del recupero. Affidato dal Granduca Ferdinando III al pittore Pietro Benvenuti e al direttore degli Uffizi Giovanni Degli Alessandri.Il trattato di pace firmato con la Francia il 30 maggio 1814 non prevedeva alcuna restituzione. Furono i “Cento Giorni” e la sconfitta definitiva di Napoleone a Waterloo a riaprire la questione e a concluderla felicemente per tutti gli Stati europei depredati.Non si trattava, come noto, di opere di poco conto. Per limitarci alla Toscana c’erano tre capolavori di Raffaello quali la “Madonna della Seggiola”, il “Leone X” e la “Visione di Ezechiele”; la “Madonna dal collo lungo” di Parmigianino, la “Bella” di Tiziano, “Marte e Venere” di Rubens, il “Cardinal Bentivoglio” di Van Dyck e tante altre tele prestigiose (scrupolosamente indicate negli elenchi ora pubblicati), la statua della Venere medicea nonché i commessi in mosaico fiorentino e il prezioso codice virgiliano della Biblioteca Laurenziana.Dopo estenuanti trattative condotte a Parigi dagli inviati toscani e da quelli degli altri Stati con politici del calibro di Metternich, Tallerand e Castlereagh e grazie al determinante sostegno della Gran Bretagna, passò il principio della restituzione.«Per la prima volta – rileva Antonio Paolucci nelle pagine introduttive – entrava nel diritto internazionale per non uscirne più, il principio che i beni culturali di una nazione non possono mai, per nessun motivo, essere oggetto di acquisizione bellica o di risarcimento».Di fronte ai rifiuti opposti dalle autorità francesi, fu necessario l’intervento delle truppe inglesi e prussiane per staccare materialmente i quadri dalle pareti dell’ex Musée Napoleon. Non tutto rientrò a Firenze. Integrale fu il recupero di quanto sottratto a Palazzo Pitti, mentre restano al Louvre, a mo’  di compromesso, i quadri provenienti dalle chiese fiorentine e pisane: si trattava di tele giudicate “minori” secondo il gusto dell’epoca, ma ce n’erano alcune di Gentile da Fabriano, Beato Angelico e Filippo Lippi.Un particolare da sottolineare. Alle indubbie capacità tecniche, Benvenuti e Degli Alessandri univano doti di cristallina onestà. Il primo gesto da loro compiuto al ritorno fu quello di presentare il dettagliato rendiconto delle spese sostenute con estrema parsimonia per la missione e di restituire la somma avanzata. Alcune settimane dopo giunse in città il prezioso e lento convoglio di carri, di cui uno rinforzato con molle d’acciaio per il trasporto della statua della Venere medicea. La scorta per tutto il tragitto fu assicurata da un battaglione di granatieri e da due squadroni di ulani austriaci.
Del volume e della tematica, quanto mai attuale (basti pensare all’impegno del ministro Rutelli per il recupero delle opere illecitamente giunte in alcuni musei americani) parleranno con l’autore martedì 25 settembre alle 17, all’Università Internazionale dell’Arte, AntonioPaolucci, Francesco Guerrieri e Luciano Scala, Direttore generale per i Beni Librari e gli Istituti Culturali.
Data recensione: 16/09/2006
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Cosimo Ceccuti