chiudi

Si insiste sull’importanza del porto di Brindisi nell’ambito della politica mediterranea di Federico II che investì somme considerevoli per l’ampliamento dell’arsenale, delle strutture portuali e delle fortificazioni connesse in occasione

Si insiste sull’importanza del porto di Brindisi nell’ambito della politica mediterranea di Federico II che investì somme considerevoli per l’ampliamento dell’arsenale, delle strutture portuali e delle fortificazioni connesse in occasione dei lunghi preparativi del 1227 in vista della crociata. Gli evidenti vantaggi logistici che erano insiti nell’uso del porto pugliese, posto nel punto della costa che permetteva la più rapida traversata verso Durazzo, vennero in parte disattesi a cause della lunga attesa imposta dalle scelte politico-strategiche dell’imperatore ai contingenti crociati e pellegrini ammassatisi nell’area cittadina, con conseguenti esplosioni di epidemie e crisi di vettovagliamento. L’autore interroga un ampio ventaglio di fonti per verificare la frequenza nell’uso della marina brindisina durante le principali spedizioni In Terrasanta, da Fulcherio di Chartres a Roberto Monaco, da Alberto di Aquisgrana a Ruggero di Hoveden e Oliviero di Paderborn, comprendendo anche i riferimenti contenuti nella letteratura cavalleresca d’oltralpe che spesso identificò questa parte della Puglia come ideale terra di frontiera posta alla fine del monco conosciuto. Si propongono anche alcune osservazioni iconografiche sulle rappresentazioni ideali dell’Oriente comprese nei mosaici pavimentali di alcune cattedrali pugliesi (Trani, Taranto, Otranto e Brindisi).
Data recensione: 01/01/2007
Testata Giornalistica: Medioevo Latino
Autore: ––