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Facendo riferimento ad un episodio avvenuto a Montepellier l’11 aprile 1169 e trasmesso dal cardinale Bosone (Vitae Alexandri pape), riguardante l’ambasciata di un non meglio precisato principe musulmano che si recò

Facendo riferimento ad un episodio avvenuto a Montepellier l’11 aprile 1169 e trasmesso dal cardinale Bosone (Vitae Alexandri pape), riguardante l’ambasciata di un non meglio precisato principe musulmano che si recò al cospetto di Alessandro III per conto del Machemutorum rex, l’autore ricorda che le possibilità di contatti tra la curia romana e i regni non cristiani divennero maggiori proprio sotto il pontificato del fiero avversario del Barbarossa. In questo senso fu lo stesso Rolando Bandinelli in una sua epistola del 1177 ad accennare alla missione del medico Filippo in Etiopia sulle tracce del Prete Gianni. Nel quadro della politica orientale della chiesa nella seconda metà del XII secolo si pone anche il meno noto episodio relativo all’invio da parte del papa di un’epistola al sultano di Iconio Kiliji Arslan II (1155-1192), contenente l’Instructio fidei in risposta alle presunte richieste di conversione del sultano. Il testo in questione è giunto esclusivamente attraverso la raccolta di Pietro di Blois, che a sua volta rimaneggiò più volte la sua produzione epistolare; uno dei testimoni dell’epistolario, il Paris, BNF, lat. 2953, contiene una rubrica nella quale lo stesso Pietro afferma di essere stato presente in curia quando il pontefice inviò la lettera in questione al sultano. Viene quindi ripercorsa la biografia e la carriera di Pietro di Blois con particolare riferimento alla sua produzione testuale durante il suo più documentato soggiorno presso la curia (1187-1188), avanzando come prima ipotesi che l’ Instructio fidei fosse stata scritta in questo frangente per poter poi essere retrodatata permettendo l’attribuzione ad Alessandro III. In seconda istanza si considera invece che nel 1179, in concomitanza con il concilio Lateranense III, Pietro si era recato a Roma e forse in quella occasione fu incaricato dallo stesso Alessandro III di redigere la missiva. Proseguendo nell’indagine l’autore inquadra la figura del sultano di Iconio in relazione ai suoi contatti politici con l’imperatore Federico I, ben documentati dalle testimonianze presenti nella Chronica di Arnoldo di Lubecca e nella Chronica di Ottone St. Blasien, notando che il peggioramento dei rapporti tra la chiesa e l’impero romano d’Oriente registrabili dal 1179 provocò un intensificarsi dei dialoghi con i potenti islamici dell’Asia Minore in chiave antibizantina, in seno ai quali ben si inserisce il testo. Si riportano anche i tratti del sultano di Iconio come «generoso signore musulmano che amava assai i cristiani e compiva molte azioni in loro favore», come emergono dall’opera dell’Abate di Mont-Saint-Michel, Roberto di Torigni che riporta un evento miracoloso a suggello della «bontà cristiana» di Kiliji Arslan.
Data recensione: 01/01/2007
Testata Giornalistica: Medioevo Latino
Autore: ––