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La progressiva presa di coscienza della propria unitarietà che la Cristianità occidentale sviluppò nel corso dell’età medievale si venne a definire attraverso le distinzioni, nette o ambigue che fossero, con le comunità ebraica e

La progressiva presa di coscienza della propria unitarietà che la Cristianità occidentale sviluppò nel corso dell’età medievale si venne a definire attraverso le distinzioni, nette o ambigue che fossero, con le comunità ebraica e musulmana. Le prime, disseminate sul territorio continentale, furono per un certo lasso di tempo garantite grazie allo statuto di ordine teologico che li caratterizzava come testimoni della Passione di Cristo in attesa della conversione finale, accolto sia da Graziano che nelle Decretali di Gregorio IX. Dal XII-XIII secolo le pressioni esterne (musulmani) e interne (sette ereticali) imposero alla chiesa l’adozione di ulteriori misure restrittive, strutturate da Innocenzo III, mentre la loro vita e i loro beni finivano sotto la protezione spesso interessata dei sovrani. Gli scambi culturali tra cristiani e ebrei divennero intensi grazie all’opera di Pietro il Venerabile a Cluny e a Toledo, poi a Parigi nella cerchia di Andrea da San Vittore, personalità che tenevano conto dell’ hebraica veritas nei loro scritti al riguardo dell’esegesi dell’Antico Testamento; in questo ambito una svolta traumatica avvenne tra il 1240 e il 1242 in Francia con le dispute sul Talmud, spesso provocate da ebrei convertiti, che portarono al noto rogo parigino imposto da Innocenzo IV e favorito da Luigi IX. In questo clima di rinnovata diffidenza si svilupparono le prime accuse di omicidio rituale e profanazione delle ostie imputate agli ebrei. Per quanto riguarda l’ambito musulmano appare riduttivo limitare la storia dei rapporti tra Islam e cristianità nel medioevo al solo fenomeno crociato, dei cui effetti si propone un certo ridimensionamento, mentre pare opportuno insistere sulla diffusa ignoranza al riguardo della cultura e della religione islamica che fornì continua linfa al germogliare dei pregiudizi. Questa visione distorta venne veicolata nell’ambito della cultura cristiana non solo dalla letteratura cavalleresca e dai racconti leggendari, ma anche da autorevoli figure di storici quali Fulcherio di Chartres, Guiberto di Nogent, Ugo di Fleury. Ancora una volta saranno le iniziative dell’abate di Cluny Pietro in area spagnola che porteranno a una parziale svolta con l’esordio delle traduzioni latine del Corano e di altri testi religiosi, certo commissionati con l’intento di allestire una più fondata confutazione, ma indicativi di un cambio di atteggiamento da parte delle élite intellettuali cristiane. Il bilancio di questi rapporti, che potrebbe apparire deficitario, viene migliorato se prendiamo in considerazione il ruolo di elaborazione e trasmissione del sapere greco non solo aristotelico svolto nella penisola iberica da personalità della cultura ebraica, islamica e cristiana, così come se valutiamo le opportunità di dialogo che si dispiegarono di fronte alle iniziative missionarie francescane e domenicane. Si ricordano, a livello esemplificativo, gli scritti polemici del missionario francescano Ricoldo da Montecroce (Liber peregrinationis e Contra legem Sarracenorum) e il trattato di Fidenzio da Padova (Liber recuperationis Terrae Sanctae).
Data recensione: 01/01/2007
Testata Giornalistica: Medioevo Latino
Autore: ––