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Tempo della chiesa e del tempo del mercante; un celebre saggio di Jaques Le Goff ricorda una “guerra” singolare, quella della campana che scandiva il tempo delle ore liturgiche, e l’orologio, segno della già rampante borghesia

Tempo della chiesa e del tempo del mercante; un celebre saggio di Jaques Le Goff ricorda una “guerra” singolare, quella della campana che scandiva il tempo delle ore liturgiche, e l’orologio, segno della già rampante borghesia medievale per cui il tempo era denaro, e doveva ben essere misurabile. Ma le campane, e non solo quelle ecclesiastiche, non si sono arrese poi tanto presto e tanto facilmente. Giorgio Batini, ha così pensato di comporre il suo libro Per chi suona la Toscana (Polistampa) un ... affresco campanario della nostra regione, in cui il campanilismo ha costituito per secoli una componente base del dna. Ma se il campanilismo richiama a memoria rivalità e scontri talvolta comici, ma spesso sanguinosi, il libro è invece un inno alle tradizioni, allo scorrere dei secoli che le campane hanno scandito dall’alto di quella selva (gotica forse, ma certo non oscura) di campanili e torri che hanno abbellito le città più famose e i paesini più sperduti, e in buona parte sono ancora lì, a ricordarci «chi furono li maggior nostri». L’autore dichiara di essere partito da un curioso interrogativo: la celebre risposta di Pier Capponi al re di Francia Carlo VIII, venuto a Firenze per una passeggiata non proprio turistica con un agguerrito esercito di cui voleva far pagare il conto ai fiorentini. «Se voi suonerete le vostre trombe, noi suoneremo le nostre campane». Ma quali campane si chiede l’autore, avrebbe mai fatto suonare il gonfaloniere fiorentino? Batini non riesce a dare una risposta precisa, e allora decide di chiamare a raccolta non solo quelle della Dominante, ma di tutta la Toscana. Cominciando da Firenze, dove tra l’altro a partire dal 1148, battesimi, matrimoni e funerali dovettero aspettare per ben ... cinque anni, a causa di un interdetto lanciato da Papa Eugenio III contro il Comune che si stava già facendo troppo invadente: dunque, chiese chiuse e campane mute, a parte la laica Martinella che in compenso suonava in caso di guerra. Un uso particolare delle campane fu fatto nel 1307 dai monaci della Badia fiorentina, che nel 1307 le suonarono contro l’eccessiva esosità fiscale del Comune; il risultato però non fu incoraggiante, allora come oggi il fisco la spunta sempre e i monaci ci misero pure il campanile. Fra le tante storie, non poteva mancare quella della “Smarrita” di Altopascio che aiutava a non perdersi nella nebbia o nell’oscurità i medievali pellegrini della Francigena, segnalando loro un luogo di ristoro e di conforto; o, più recente, quella delle campane di Bargecchia (Lucca) il cui suono ispirò Puccini per la Tosca. E non potevano mancare le “scacciafantasmi”, attestate in Lunigiana, terra di castelli quasi tutti con relativi spettri; ma le campane di San Cristoforo erano pronte a rispedirli ... nell’aldilà.
Data recensione: 02/10/2007
Testata Giornalistica: Il Giornale della Toscana
Autore: Domenico del Nero