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Certo è che Gianni Conti con il suo romanzo “Il Professore”, ci pone di fronte ad un personaggio che non sai se prendere a schiaffi, dicendogli«cerca di crescere», o se compatirlo e, con un gesto amichevole, consigliarlo

Tema scottante nell’ultima fatica di Gianni Conti per Polistampa
Una storia cruda (e crudele) nella scuola di oggi Certo è che Gianni Conti con il suo romanzo “Il Professore”, ci pone di fronte ad un personaggio che non sai se prendere a schiaffi, dicendogli«cerca di crescere», o se compatirlo e, con un gesto amichevole, consigliarlo di rivolgersi almeno ad uno psicologo, vincendo la tentazione di denunciarlo.
Il protagonista – il professore Tommaso Salutini- racconta il suo male oscuro (lo fa in prima persona), che ha al centro le donne giovani, quasi bambine. Sue allieve. Che sono attraversate da problemi di diversa natura, alcuni da ricercare all’interno delle famiglie.
«Era affluito di nuovo, come un fiume in piena che aveva rotto gli argini, il mio amore per le donne. Per le donne bambine. Pensavo a Sara e il suo corpo si confondeva con quello di Barbara, assumeva il profilo di Barbara e le prestava i fianchi e lo sguardo malizioso. Ma non pensavo solo a loro. L’inventario della mia immaginazione era ampio. I volti di ogni mia allieva diventavano corpi, corpi nudi che mi attiravano in una danza tribale. Era già successo che avessi delle fantasie erotiche sulle mie allieve, ma erano sempre state accompagnate da un sentimento e avevano vita breve. Adesso non era così. Quelle fantasie mi inseguivano da giorni e avevano il sapore di una dolce ossessione. Mi sentivo come uno scultore che crea la sua opera, la scompone e la ricompone tante volte, prendendo spunto dalla vita».
È una storia che, in qualche misura, ti immette nell’atmosfera della “Lolita” di Nabokov e ti provoca un certo disagio. Per di più Lolita era una e qui, invece, le donne-bambine sono tre: Barbara, Sara, Alessia. Anche se appaiono più intelligenti, non pensano di avere a che fare con un gioco, con un trastullo usa e getta, e soffrono fino a pensare che la vita non merita di essere più vissuta. E il professore non ci va di scartina. Passa un brutto quarto d’ora, si dimette dalla scuola, cerca refrigerio al mare, dove il romanzo finisce nel mese d’agosto, in una maniera che lascia in sospeso. Perplessi. Un anno intenso per il professor Tommaso Salutini, aitante e fascinoso, durante il quale si fa sentire anche l’incalzare dell’età. Cinquant’anni che si accettano malvolentieri, specialmente se l’attenzione è rivolta costantemente alle donne bambine.
Qui siamo oltre l’abbandono all’insostenibile leggerezza dell’essere. Qui siamo di fronte a uno che arriva ad affermare: «Avrei venduto l’anima per rimanere così, condannato a non invecchiare». Ma anche – mi va di aggiungere- a dare scandalo, nella quasi indifferenza della scuola e dai genitori: segno evidente di un degrado morale elevato. Tommaso Salutini è personaggio che non si dimentica tanto facilmente, per i suoi numerosi (troppi) lati negativi, anche se qua e là gli scappano momenti di poesia. È in bluff. Lui, nonostante il fisico, nonostante l’intelligenza profusa anche in saggi, è persona (e insegnante) da cui guardarsi. Un orco. Scritto con piglio, senza autocensure, si fa leggere con rapidità. Gianni Conti, fiorentino, è insegnante di materie letterarie nelle scuole superiori. È l’autore di saggi sul fascismo e sulla Costituzione. Al 2000 risale la fondazione della rivista letteraria “Interpretazioni”. Nel suo carnet troviamo “Il partito nuovo e la Costituente”, pubblicato nel 1979, “Odiata Claudia ti amo”. Che risale al 1993 e “L’amante straniera”, uscito nel 2001.
Data recensione: 08/10/2007
Testata Giornalistica: Il Corriere di Firenze
Autore: Riccardo Cardellicchio