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Quando l’artista e studiosa americana Lillian Schwartz dimostrò, nel 1987, che i lineamenti del volto di Monna Lisa e quelli dell’autoritratto di Leonardo erano al computer perfettamente

FIRENZE aise - Quando l’artista e studiosa americana Lillian Schwartz dimostrò, nel 1987, che i lineamenti del volto di Monna Lisa e quelli dell’autoritratto di Leonardo erano al computer perfettamente sovrapponibili, la notizia fece il giro del mondo. Nonostante la rivelazione abbia sconvolto interi studi sull’opera di Leonardo, il lavoro della Schwartz non è stato mai pubblicato in edizione internazionale. La sua teoria, comprovata da molte elaborazioni al computer e da una dettagliata e puntuale analisi, è oggi finalmente pubblicata in italiano e inglese da Polistampa nel volume “Monna Lisa. Il volto nascosto di Leonardo / Leonardo’s hidden face” (pp.152, euro 14) a fianco alle tesi altrettanto innovative di altri due studiosi.
Il libro prende spunto dal convegno organizzato nel 2006 dalla Provincia di Firenze, in cui la Schwartz presentò per la prima volta in Italia la sua ricerca, comprovata da quella di Renzo Manetti, scrittore e studioso di iconologia e storia dell’architettura, e, con qualche distinguo, dagli studi di Alessandro Vezzosi, fondatore e direttore del Museo Ideale Leonardo Da Vinci. L’importante tesi a cui giunsero fu che la Gioconda non fosse affatto il ritratto di Monna Lisa, ma che dietro i suoi lineamenti si celasse il volto di Leonardo.
Renzo Manetti offre infatti una seria motivazione filosofica alla scoperta della Schwartz, individuando le ragioni di una così originale operazione in quella stessa filosofia che aveva dato vita anche alla musa ispiratrice di Dante. Allo stesso modo di Beatrice, che per molti critici rappresenta un vero e proprio alter ego spirituale del Sommo Poeta, anche Monna Lisa sarebbe l’immagine dell’intelletto di Leonardo. Lo studio della filosofia occulta, che si sarebbe celata nei versi di Dante, era infatti una costante dei circoli umanistici fiorentini e il farsi ritrarre in vesti femminili rispondeva ai dettami di un simbolismo ermetico molto diffuso nell’arte di quei secoli.
Infine, nel saggio conclusivo, Vezzosi illustra la sua convinzione che la Gioconda non raffiguri Monna Lisa Gherardini, la moglie di Francesco Del Giocondo, e propone un’affascinante panoramica della storia e della fortuna del celebre dipinto. Il libro, attraverso la lettura e il raffronto di questi tre saggi, si offre così al giudizio e al vaglio dei lettori che potranno mettere a confronto le varie tesi, oltre ad avere l’opportunità di conoscere in modo completo il lavoro di Lillian Schwartz, qui presentato attraverso numerose riproduzioni a colori e le suggestive sovrapposizioni che confermano la coincidenza dei due volti. (i.g.aise)
Data recensione: 11/09/2007
Testata Giornalistica: Aise
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