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Non sappiamo quanti lettori conti oggi l’abate Agnolo Firenzuola (1493-1543), scrittore, poeta, commediografo, traduttore di classici. Amico dell’Aretino e di monsignor Della Casa, cantore di una società colta e gaudente e

Non sappiamo quanti lettori conti oggi l’abate Agnolo Firenzuola (1493-1543), scrittore, poeta, commediografo, traduttore di classici. Amico dell’Aretino e di monsignor Della Casa, cantore di una società colta e gaudente e "amante del ben vivere e del ben mangiare". L’idea di Adriano Rigoli è di riscoprirlo adesso non solo come intellettuale colto, poeta finissimo e animatore di circoli letterari, "divertente e scanzonato", ma anche come buongustaio, ispiratore di ricette che ci mettono ancora l’acquolina in bocca. Così, in questo libro, si antologizza l’intero corpus delle sue opere, dalle Rime ai Ragionamenti, dalle Novelle alle commedie, per estrarne ghittonerie culinarie di prim’ordine. Lontano dal gusto sofisticato dei pasticci opulenti dei ricchi, Firenzuola celebra "la cucina sana e robusta dei contadini", anticipando lo Slow Food di oggi nella ricerca di "radici, identità e valori della cultura della bella tavola e del buongusto". "O quante volte grossi maccheroni / Me’ si gode un pastor n’una capanna, / Che per palazzi un Re starne e capponi". Corredano il volume, diviso in quattro sezioni, una per ogni stagione dell’anno, 35 ricette del Firenzuola, un glossario e molte illustrazioni inedite tratte dagli archivi della Badia di Vaiano, di cui il poeta fu abate. Buon appetito. 
Data recensione: 29/09/2007
Testata Giornalistica: Il Domenicale
Autore: Fabio Canessa