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"A Firenze un buon numero di pittori prendeva a riunirsi sul finire degli anni Quaranta al caffé Michelangiolo nell’allora via Larga, poi chiamata via Cavour. Mostravano bella sicurezza gli artisti

"A Firenze un buon numero di pittori prendeva a riunirsi sul finire degli anni Quaranta al caffé Michelangiolo nell’allora via Larga, poi chiamata via Cavour. Mostravano bella sicurezza gli artisti affermati, i difensori delle regole, gli altri facevano da corona, ma nel giro di qualche anno cominciarono a farsi notare giovani insofferenti che parevano affascinati da strane idee. Ma chi erano questi giovani e a cosa miravano veramente?".
Siamo nella prima metà dell’Ottocento, il caffè è il punto di ritrovo dei nuovo artisti, un luogo dove circolano idee, dove si può conversare, leggere e, per quei pittori perennemente senza un soldo in tasca, scroccare qualche pasto. Dai locali parigini come il "Lapin Agile" e "Les Closeries des Lilas" si passa a quelli italiani, come i fiorentini "Caffé Michelangiolo" e "Le Giubbe Rosse" o il romano "Aragno". A raccontarci le storie che hanno visto questi luoghi protagonisti del nuovo fermento culturale e le curiosità più piccanti o insolite degli artisti che li hanno animati è uscito, edito da Polistampa, il volume Artisti al caffé, un libro di cronache sui pittori dell’Ottocento e del Novecento. Si va dai macchiaioli agli impressionisti, dai futuristi ai pittori metafisici, raccogliendo aneddoti e curiosità e soprattutto le vicende private dei protagonisti: l’amore per il proprio mestiere e quello per la donna, le difficoltà e le incomprensioni che gli artisti incontrarono con la società, insieme ai loro conflitti personali, mettendo in luce aspetti nascosti del loro carattere (l’infinita umiltà di Fattori, la tragica solitudine di Van Gogh, la sregolatezza di Modigliani).
Un taglio insolito per un’opera che parla d’arte, che però ben si spiega con la personalità del suo autore, Fabrizio Misuri. Di Misuri (siena 2-6-1945; Firenze 9-6-2002) sono noti solo pochi particolari: poeta, da sempre amante della pittura, è stato un grande collezionista e questa sua passione lo ha portato a indagare approfonditamente nella vita più intima dei suoi prediletti. La narrazione, suddivisa per capitoli in base ai periodi di riferimento, è correlata e scandita da schede che approfondiscono via via i temi trattati ed è illustrata da sedici tavole a colori con alcune opere (di Baccio Maria Bacci, Giovanna Bartolena, Xavier Bueno, Niccolò Cannicci, Raffaello Gambogi, Oscar Chiglia, Ulvi Liegi, Llewelyn Lloyd, Plinio Nomellini, Guido Peyron, Alberto Pisa, Mario Puccini, Ottone Rosai, Adolfo Tommasi, Ludovico Tommasi) della stessa collezione Misuri. Questo libro, frutto di ricerche durate anni, è uscito postumo e ne rappresenta l’eredità. Fabrizio Misuri dunque propone un percorso attraverso svariati aneddoti e curiosità, che invoglliano a soffermarsi per osservare da un lato la vita che si conduceva nei cabarets parigini, dall’altro il buonumore o la ritrosia degli osti fiorentini. Per cogliere la particolarità e il valore di quest’opera occorre risalire all’intenzione prima dell’autore - non uno storico dell’arte ma un collezionista appassionato - di raccogliere testi ed episodi intorno alla vita dei suoi artisti preferiti. Non un nuovo saggio da aggiungere alla sterminata bibliografia sull’argomento ma quasi un romanzo, scritto da un uomo guidato esclusivamente dal proprio amore per l’arte e dal proposito di intrecciare le vicissitudini personali dei suoi "protagonisti" con quelle di un’epoca di grande fermento artistico.
Data recensione: 08/07/2007
Testata Giornalistica: Toscana Oggi
Autore: ––