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È UN PEZZO di storia della città di cui resta solo il nome sull’insegna della fermata dell’autobus, che beffarda trascina chi scende, chi sale, chi passa, dentro un interrogativo

È UN PEZZO di storia della città di cui resta solo il nome sull’insegna della fermata dell’autobus, che beffarda trascina chi scende, chi sale, chi passa, dentro un interrogativo surreale: Ma dov’è il Cinema Universale? Non c’è più, ucciso con un giro di chiave al portone il 30 dicembre 1989: fine dello spettacolo, tutti a casa ad aggeggiare coi videoregistratori, ad elaborare il “riflusso”. Fine di un trentennio e di un’esperienza inconsapevole oggi elevata a fenomeno di antropologia culturale, di cui è stata protagonista la gente dei quartieri del Pignone e di San Frediano. Che non andava al cinema soltanto per vedere un film ma interagiva con lo schermo e con uno spazio dove si poteva cantare, fischiare, essere quel che si è e come si parla. Anche coi divi. L’Universale, il cinema con la cassetta per chiedere quali film vedere, la “piazza” in cui tutti insieme assistevano a “Lascia o Raddoppia” o alle serate - gratis - di Edoardo Spadaro, Marina Marinari, Silvano Lalli per raccogliere fondi per la “Rondinella Marzocco”, la seconda squadra di calcio cittadina, diventato poi alla fine degli anni ’70 la sala doc del cinema d’essai catalizzando intellettuali, studenti, i movimenti. Questo pezzo di storia cittadina manca in quella che si chiama memoria collettiva, ma che resta intatto nei ricordi individuali. Ed è a questi ricordi e testimonianze che fa appello il film documentario progettato dall’associazione culturale “Navicellai” che della memoria dei quartieri del Pignone e di San Frediano ha fatto la sua ragion d’essere. Non una fiction, semmai un sogno, sottolinea il regista Federico Micali che inizierà a girare a metà giugno, con le storie, gli aneddoti che tutti quelli che sono passati dal Cinema Universale e dintorni potranno lasciare sul sito www.cinemauniversale.it o ai microfoni di Controradio il 26 maggio mattina. “Un atto dovuto e non un amarcord” per Matteo Poggi, autore del libro “Breve storia del Cinema Universale”, ad una fioentinità perduta e forse ritrovata.
Data recensione: 20/05/2007
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Emanuela Ulivi