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C’è tempo fino al 26 maggio per visitare Sculture, prima personale di Agnese Parronchi, allestita nella cripta di San Pancrazio al Museo Marino Marini, sede fiorentina privilegiata per il

Esposte al Museo Marino Marini le opere di Agnese ParronchiC’è tempo fino al 26 maggio per visitare Sculture, prima personale di Agnese Parronchi, allestita nella cripta di San Pancrazio al Museo Marino Marini, sede fiorentina privilegiata per il dialogo e confronto con la contemporaneità. Una ventina le opere esposte, piccole sculture invetriate per il debutto, in grande stile, di una scultrice fiorentina di talento con la passione artistica nel sangue. Figlia di Alessandro Parronchi, insigne critico d’arte, letterato e poeta scomparso nel gennaio scorso, dopo gli studi accademici e il diploma conseguito nel 1980 presso l’Istituto di Restauro dell’Opificio delle Pietre Dure, Agnese ha avuto infatti la fortuna di vivere appassionanti esperienze a tu per tu con capolavori d’arte medioevale e rinascimentale, lavorando in cantieri di restauro a Verona, Urbino, Pisa, Arezzo e Firenze. Suoi gli interventi conservativi sulla facciata di Santa Trinita, alle cappelle medicee fino alle emozionanti prime sperimentazioni e ‘saggi’ di restauro sul David di Michelangelo. E sarà stato forse anche il contatto intimo e diretto tenuto con le figurine che si affastellano nella facciata della Pieve romanica di Santa Maria ad Arezzo a dar linfa vitale alle sue recenti ‘creazioni’ in terra modellate fra reminiscenze storiche e modernità nel corso del 2006. Personaggi appartenenti al mito, a riletture bibliche, alla vita di tutti i giorni che evocano, con uno stile affabile eppur carico di rimandi allegorici e con la gioia del colore, «sentimenti, desideri, paure, miti, speranze». Oggetti di svago o consolatori, quasi ex-voto di uso privato pensati come spunti di «riflessione e di sostegno per il nostro quotidiano cammino alla ricerca di sé». Nella penombra della cripta, dopo il doveroso omaggio a Marino Marini, con la triade equestre dei cavalieri, sfilano davanti ai nostri occhi gruppi plastici quali Adamo ed Eva (entrambi con il frutto del peccato ma senza colpa), il Sacrifico di Isacco, Sant’Agnese, La Pietà, L’abbraccio. C’è anche posto per l’Angelo del castigo con negli occhi già il disgusto per l’accaduto e, per la lotta dell’Anima sul pregiudizio. Alla fine vince l’anime, perché, spiega con un dolce sorriso Agnese Parronchi, a ben guardare, ovunque c’è speranza.
Data recensione: 17/05/2007
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Fiamma Domestici