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«SCULTURE». Un titolo semplice come le passioni elementari che animano i venti simulacri che Agnese Parronchi espone fino al 26 maggio nella cripta del Museo Marini (piazza San Pancrazio

“Sculture” di Agnese Parronchi fino al 26 maggio«SCULTURE». Un titolo semplice come le passioni elementari che animano i venti simulacri che Agnese Parronchi espone fino al 26 maggio nella cripta del Museo Marini (piazza San Pancrazio, ore 10-17, chiuso martedì e festivi, ingresso 4 euro). Opere in terracotta invetriata, piccole figure che evocano antichi reperti, ovvero gruppi di personaggi consolatori - come i Lari e i Penati delle case romane, come nota la curatrice della mostra Giovanna Uzzani - che sembrano uscire dall’iconografia sacra, per una messa in scena sulla condizione umana. Maternità, Pietà, La fuga, Adamo ed Eva, L’Angelo del conforto, L’attesa, San Luca, La preghiera della madre sono alcuni dei temi tratti dalla Bibbia, dal mito, filtrati da riflessioni sulla nostra esistenza. «Le opere presentate riguardano essenzialmente l’uomo e quanto ruota intorno al suo esistere: sentimenti, colori, desideri, paure, miti, speranze. I tempi filosofici e religiosi vogliono essere motivo di riflessione e di sostegno per il nostro cammino quotidiano alla ricerca di sé, alla conoscenza interiore» spiega Agnese Parronchi presentando i suoi lavori di artista, nati quasi in sordina, accanto agli studi e all’impegno preponderante di affermata restauratrice. «Ho sempre fatto scultura - racconta l’artista - Già al liceo, all’Accademia e poi durante i corsi all’Opificio delle pietre dure. Una passione parallela che ultimamente è diventata un piacevole prevalente, un dialogo che ha trovato forme di espressione personale». Così è dal corpo a corpo con i restauri dei capolavori di Michelangelo alle Cappelle Medicee e del David alla Galleria dell’Accademia, all’esperienza decennale sui rilievi medievali della Pieve di Santa Maria e alla Fraternità di Arezzo, che sono scaturite le forme e i volumi delle interpretazioni che Parronchi propone con le sue sculture.
Ripensamenti su vicende personali, riflessioni e affinamenti di stile che si raccontano nei venti lavori tra le creazioni del 2006, che Carlo Sisi ha voluto al Museo Marini per quel filo che lega le rassegne in questo spazio a documentare le molteplici attività degli artisti toscani. Gruppi di figure su piedistallo in cui compare il colore puro - come in Anima e pregiudizio o La lotta tra i colori - perchè nascono dall’irruzione di pulsioni che assumono forme dettate dall’immediatezza dei sentimenti, mentre in altri casi è il desiderio che si presta a metamorfosi, si fa viatico, ironica rappresentazione protettiva. Figure come «icone affabili di una religiosità laica» nota infine Giancarlo Gentilini nel saggio del catalogo edito da Polistampa, ricordando quanto accadeva nella tradizione tra ’400 e ’500 con l’uso domestico di statuine di madonnine vestite, fanciullini pingui o angelici. Un debutto che è un addio all’attività di restauratrice per la Parronchi? «Non credo - conclude - Intanto porterò a termine l’impegno ancora in corso alla Fraternità di Arezzo».
Data recensione: 22/04/2007
Testata Giornalistica: La Repubblica
Autore: Mara Amorevoli