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Centoventotto pagine di cose da non credere. Centoventotto pagine che racchiudono cinque storie, cinque ricordi, cinque racconti che camminano sul confine labile tra fantasia e realtà,

Centoventotto pagine di cose da non credere. Centoventotto pagine che racchiudono cinque storie, cinque ricordi, cinque racconti che camminano sul confine labile tra fantasia e realtà, tanto che spesso se ne confondono i tratti. Quello che non si può confondere, invece, è lo stile di Giorgio Batini, autore del libro e “padrone” delle storie che, in qualche caso lo vedono protagonista in prima persona, in altri casi ce lo presentano come narratore.
Uno stile pulito e ironico, piacevolmente scorrevole, dettagliato ma non maniacale; di sicuro, uno stile che rende la lettura quasi l’ascolto di un racconto fatto da un nonno a un nipotino.
La zia Ermellina, la storia che dà il titolo al libro, è il primo racconto; poi, in ordine, troviamo “Tre vecchie tazzine”, “Un angelo di nome Martina”, “Il satiro e la ninfa” ed infine “Il tesoro di Unapiùdeldiavolo”. Fantasmi, paure, magie, ma anche esorcismi, maledizioni, sogni premonitori e cacciatori di tesori; nei ricordi di Giorgio Batini c’è un po’ di tutto questo, uno spaccato della vita della campagna fiorentina fatta di superstizioni che porterebbero all’inquietudine se non smorzate dal classico e sfrontatissimo senso dell’umorismo dissacrante della gente fiorentina.
Un libro di racconti, brevissimo e coinvolgente, curato nei dettagli come lo stile dell’autore pretende, che di sicuro colpirà il lettore per la freschezza e perchè, facilmente, si troverà a “credere a cose da non credere” .
Data recensione: 01/02/2007
Testata Giornalistica: InformaFirenze
Autore: Gianni Somigli