chiudi

Ho sul tavolo, freschissimi di stampa, due grossi volumi i cui promotori, autori ed editore (nonchè per il suo fattivo contributo L’Ente Cassa di Risparmio) meritano, credo, la gratitudine di

Ho sul tavolo, freschissimi di stampa, due grossi volumi i cui promotori, autori ed editore (nonchè per il suo fattivo contributo L’Ente Cassa di Risparmio) meritano, credo, la gratitudine di Firenze. I due tomi si intitolano “Il rimembrar delle passate cose” e son il frutto di una complessa ricerca a più voci, promossa dalla Associazione Amici dei Musei, e durata quasi ben dieci anni. Raccolgono, inventariate, ordinate, trascritte (e quando necessario tradotte) quasi seicento epigrafi - pressochè tutte - presenti sui muri di edifici, piazze e strade di Firenze storica, compresa entro la antica terza cerchia delle mura. Già il Bigazzi, nel 1887, aveva condotto un’impresa del genere, e assai più di recente, nel 1984 (“Le leggi di pietra”) Roberto Ciabani aveva dato un non dissimile, più limitato contributo. Mai però si era realizzata un’impresa così sistematica e completa, filologicamente ineccepibile e dotata (preziosissimi gli indici) di strumenti di lettura e consultazione così perfetti. Recita la prefazione, che si è intesa con il termine “lapide” (che non significa “iscrizione” generica) “ogni lastra di pietra, marmo o metallo, apposto all’esterno di qualunque tipo di edificio pubblico o privato, sacro e profano, recante un’iscrizione per celebrare e perpetuare la memoria di personaggi e avvenimenti, per notificare leggi, prescrizioni e bandi emessi dagli antichi magistrati”. Ghiotta lettura di per sè, dunque, e prezioso repertorio cui ricorrere per decifrare epigrafi qua e là incontrate per Firenze: finalmente concreto apporto alla più profonda conoscenza di questa città, manufatto tutto da leggere e da decifrare, questi due volumi si possono annettere alla grande biblioteca storica di Firenze. Corre un’osservazione. Gli autori che sono Lia Invernizzi, Roberto Lunardi, Oretta Sabbatini, raccontano che già rispetto alla assai più modesta ma preziosa raccolta del Ciabani, risalente a circa vent’anni fa, molte delle lapidi hanno subito tanto accellerato degrado (oltre quello secolare) da risultare quasi illeggibili. Quanti altri edifici, manufatti e arredi urbani di Firenze, vien da chiedersi, soffrono dunque di un costante e progressivoo logoramento e quali interventi reclama oggi la trina preziosa, lapidea e non solo, di questa storica città? Affaccendarsi a “vendere” turisticamente la città è un comprensibile ufficio, ma badare alla sua conservazione e custodia, non solo per motivi turistici, è pur ufficio forse più urgente e prezioso cui i fiorentini e i loro governanti dovrebbero intensamente dedicarsi.
Data recensione: 09/02/2007
Testata Giornalistica: Il Giornale della Toscana
Autore: Pier Francesco Listri