chiudi

Striscianti e silenziosi. Colorati, ma spesso invisibili. Soprattutto primordiali. Alcuni sono lì, nascosti negli anfratti più reconditi dei luoghi più impervi dell’isola. Altri è più facile

Nessun’altra area del Mediterraneo ha un numero tanto elevato di specie endemiche ORISTANO. Striscianti e silenziosi. Colorati, ma spesso invisibili. Soprattutto primordiali. Alcuni sono lì, nascosti negli anfratti più reconditi dei luoghi più impervi dell’isola. Altri è più facile incontrarli, anche se si passeggia distrattamente.
Sono i rettili e gli anfibi. Ma non quelli di tutti i giorni, i più comuni, bensì quelli che, ignari, regalano un record alla Sardegna. L’isola, o meglio il complesso geografico sardo-corso, conta ben sette specie di anfibi (in futuro potrbbero diventare otto se ulteriori ricerche dovessero dare i risultati sperati e in parte annunciati) e quattro di rettili che hanno una particolarità: sono specie endemiche e come tali esistono solo in questa parte del Mediterraneo.
È un record, appunto. Roba da guinness dei primati perché nessun’altra isola del grande bacino del Mediterraneo ha un numero così elevato di specie endemiche, che sono presenti soltanto in una determinata area geografica.
Il risultato, per certi versi non del tutto sorprendente, è frutto delle lunghe ricerche di alcuni degli studiosi che hanno collaborato alla realizzazione dell’Atlante degli anfibi e dei rettili d’Italia (edizioni Polistampa), curato da Roberto Sindaco, Giuliano Doria, Edoardo Razzetti e Franco Bernini e che si è avvalso del grande lavoro e della forza propulsiva della Società erpetologica italiana e dell’aiuto indispensabile del Direzione per la protezione della natura del Ministero dell’ambiente.
La paziente ricerca nel suolo sardo, che ha visto protagonista una piccola task force di esperti naturalisti, ha portato a fornire un elenco completo delle specie endemiche. Lasciando da parte la Corsica, quelle che popolano esclusivamente la Sardegna sono in particolare il tritone sardo (euproctus platycepahlus secondo la catalogazione in latino), i geotritoni ovvero gli speleomantes, di cui si al momento si conoscono quattro specie, il discoglosso sardo (discoglossus sardus), la lucertola tirrenica (Podarcis tiliguerta) e la biscia natrice di Cetti (natrix n. Cetti).
Un numero elevatissimo, specie se paragonato ad altre isole, e spiegabile con lo storico isolamento geografico della Sardegna e in particolare delle sue zone interne, rimaste per tantissimi secoli lontane dalle rotte di passaggio dell’uomo. È in particolare in queste zone, in anfratti e gole del massiccio del Gennargentu del Monte Albo, dell’Ogliastra, dei Sette Fratelli e del Sulcis, che si è potuta sviluppare e mantenere intatta una fauna che per secoli è rimasta assolutamente isolata ed è stata capace di affermarsi sul territorio.
La nuova versione dell’Atlante degli anfibi e dei rettili arriva a nove anni di distanza dalla prima assai più provvisoria. Quest’ultima si presenta assai più completa, con le mappe delle zone interessate dalle ricerche delle ricercatrici della sezione sarda della Società erpetologica italiana. Claudia Corti, Lara Bassu, Carmen Fresi, Maria Grazia Satta, Giovanna Spano e Valeria Nulchis, anche sulla scorta di precedenti esperienze scientifiche, hanno esplorato palmo a palmo le zone dell’interno sino ad arrivare a questo stupefacente risultato.
Data recensione: 14/01/2007
Testata Giornalistica: La Nuova Sardegna
Autore: Enrico Carta