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Ci voleva un giornalista come Maurizio Naldini per raccontare una vita di avventure intellettuali come quella di Franco Scaramuzzi, ricercatore, docente universitario, uno dei grandi

Bel ritratto del grande studioso firmato da Maurizio Naldini
Professore e uno dei più grandi esperti mondiali di agraria
Fece rialzare la testa all’Ateneo fiorentino dopo gli anni bui
Ci voleva un giornalista come Maurizio Naldini per raccontare una vita di avventure intellettuali come quella di Franco Scaramuzzi, ricercatore, docente universitario, uno dei grandi esperti di studi di agraria, che però ha in serbo, e ben evidente da sempre, una qualità particolare: l’umanità. E con l’umanità la curiosità delle cose, l’approfondimento delle idee, il mistero di chi riesce sempre a risolvere il problema di turno, grosso o piccolo che sia.
Naldini racconta Scaramuzzi e ne traccia un’avventura lunga cinquant’anni: lo fa con quel suo bell’italiano seminato, coltivato e cresciuto a Firenze, con quella rara capacità di racccontare che i bravi giornalisti mettono insieme via via, giorno dopo giorno, senza quasi accorgersene, e quando se ne accorgono scoprono quanto sia bello raccontare le cose senza dover contare le battute. Senza restare negli spazi sempre più angusti dei giornali.
E così abbiamo uno Scaramuzzi uomo, docente e curioso, che di problemi nella vita ne ha risolti tanti, specialmente a livello istituzionale. Intanto l’Unversità, che ha recuperato dopo il travaglio politico del Sessantotto. L’ha ripresa per i capelli, strangolata da voti politici e da una confusione di idee incredibile e apparentemente inguaribile. E invece Franco Scaramuzzi l’ha guarita, togliendola dal labirinto dov’era finita e in quattro mandati tutti a tu per tu con difficoltà sempre nuove accumulate assieme a quelle antiche. E ha riportato l’ateneo fiorentino a livello internazionale, certo, che fosse lo scienziato Scaramuzzi a fare questo sforzo, non è di secondaria importanza. Volitivo, di enorme cultura e di grande prestigio, il Magnifico Rettore ebbe il rispetto anche dei più riottosi, riuscendo così a riportare le cose nel loro alveo naturale. E a rendere all’Università fiorentina il rispetto che meritava.
Ma per Scaramuzzi niente è stato facile. Presidente dell’Accademia dei Georgofili non ha avuto solo a che fare con scienziati di tutto il mondo, ma anche con i farabutti che in una notte del 1993 fecero saltare in aria la sede dell’Accademia, misero in crisi gli Uffizi e uccisero alcuni innocenti. Altri si sarebbero arresi, ma lui, al contrario, combattè la sua battaglia con grande determinazione. Con la volontà di far risorgere la Città e l’Accademia, quale segno di ribellione contro la demenza degli attentatori. E ci riuscì quasi a tempo di record, e così l’Accademia, e tutto ciò che l’Accademia rappresenta, è tornata dov’era e com’era.
Naldini racconta tutto questo con la passione del fiorentino e con la capacità, la sua gioventù, i suoi studi, i suoi onori e i suoi oneri, ma si sofferma anche sul breve tracciato politico, che un uomo come Scaramuzzi non aveva potuto evitare, contribuendo a dare qualcosa in più alla città. Probabilmente quel qualcosa in più che i politici - per loro ristrettezza intellettuale - non sono riusciti a capire. E poi guai a mettere uno troppo intelligente nell’agone politico, ci scapitano gli altri.
Insomma un libro che vale la pena leggere perchè dentro ci sono anche cinquant’anni di storia fiorentina. E tanto amore per la città. Una bella biografia per un bel personaggio.
Data recensione: 27/12/2006
Testata Giornalistica: Il Corriere di Firenze
Autore: Umberto Cecchi