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Chi ama Giacomo Puccini non smetterebbe mai né di ascoltarne i capolavori né di rileggere il romanzo della sua vita. Affascinano il carattere dell’uomo, le smanie del musicista, i luoghi dove

Chi ama Giacomo Puccini non smetterebbe mai né di ascoltarne i capolavori né di rileggere il romanzo della sua vita. Affascinano il carattere dell’uomo, le smanie del musicista, i luoghi dove è vissuto, il complesso rapporto con le donne. Esempio estremo: vi sono ammiratori che conoscono a menadito perfino il nome della madre e delle sue sei sorelle, impresa a fronte della quale è una bazzecola ricordare il nome dei sette nani o le sette meraviglie del mondo (a mo’ di ripasso: la madre era Albina, le sorelle Otilia, Tomaide, Nitteti, Iginia, Ramelde, Macrina).

C’è un nastro che percorre tutta l’esistenza di Puccini e che lega e incanta chiunque avvicini il Maestro. Accadeva quando era in vita e accade ancora oggi a più di ottanta anni dalla morte. Lo testimonia anche Andrea Bocelli nella prefazione all’ultima e, appunto, sempre graditissima, biografia dedicata al compositore lucchese: «Giacomo Puccini: luoghi e sentimenti», scritta da Oriano De Ranieri e Mauro Lubrani per le Edizioni Polistampa. Bocelli, che pure ha amato le melodie pucciniane fin dall’infanzia, promette: «In futuro mi dedicherò molto di più alle sue opere, il mio amore per Giacomo, l’artista ma anche il personaggio, diventa più intenso col passare degli anni». E tanto è amato Puccini nel vasto mondo che le sue romanze le troviamo a far da colonna sonora ovunque: sulle giostre e nei film, nei pub, negli spot, nei jingle. Non sempre ‘usate’ in modo rispettoso ed appropriato. È accaduto per esempio che nella fiction di Raiuno «Orgoglio», alla vigilia della Grande Guerra (1914) si sia sentito un qualche Calaf cantare «All’alba vincerò»: peccato che l’incompiuta Turandot sia stata scritta tra il 1920 e il 1924 e rappresentata per la prima volta il 25 aprile 1926.
Data recensione: 05/04/2005
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Rossella Martina