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È un religioso piuttosto giovane, quello ritratto a lato. Appartiene ai canonici secolari di San Giorgio in Alga, una piccola isola tra Venezia e la terraferma. Ha il palmo della mano destra rivolto verso l’alto e la mano sinistra

È un religioso piuttosto giovane, quello ritratto a lato. Appartiene ai canonici secolari di San Giorgio in Alga, una piccola isola tra Venezia e la terraferma. Ha il palmo della mano destra rivolto verso l’alto e la mano sinistra, da cui pende un rosario dai grani scuri, appoggiata al mantello. Indossa un abito molto elegante consistente in una tonaca bianca con un colletto alto; un mantello blu dalle ampie maniche completa la veste. Il capo è coperto da una berretta anch’essa di colore blu.
Il monaco rappresentato qui sotto, invece, dell’Ordine di San Benedetto nelle Indie, indossa una lunga tonaca scura con sopra uno scapolare bianco ed una sopravveste più corta, anch’essa bianca, con i bordi finemente lavorati. Completa la veste una mantelletta bianca, con un cappuccio appoggiato sopra le spalle.
I due monaci, che vestono «i panni» di indossatori, fanno parte dei «figurini» raccolti nell’originale volume di Lara Mercanti e Giovanni Straffi (due coniugi fiorentini appassionati d’arte) dal titolo «Quando l’abito faceva il monaco», tutto volto alla scoperta del mondo monastico sotto una luce nuova e per molti aspetti curiosa.
Il libro raccoglie le immagini e le schede di ben 62 «figurini» di monaci, di vari ordini religiosi e di varie epoche, realizzati nella prima metà del Settecento. Dal 1995 sono conservati nel Museo diocesano di Santo Stefano al Ponte di Firenze (in realtà soltanto 32 di tali ritratti sono oggi esposti nel Museo, mentre gli altri sono conservati nel deposito del Museo stesso)…
Per consistenza e tema la collezione è una vera rarità. Oltre all’abito religioso in generale e all’evoluzione del suo significato storico e sociale, nel libro sono trattate le origini dello specifico gruppo di figurini, descrivendo per ognuno di essi l’ordine religioso, le vesti, gli accessori e mettendo in luce quanto la moda abbia sempre interessato il mondo religioso per la sua capacità di esprimere concetti simbolici. L’antichissimo detto «l’abito non fa il monaco» viene in pratica qui ribaltato poichè le vesti dei monaci avevano il compito di specificare chi si era e quale ruolo si ricopriva…
Un’immagine, tra le 62 conservate, risulta in questo senso particolarmente interessante: si tratta, infatti, non più di un ritratto, ma di una immagine, dove la veste viene «spogliata» del monaco, al fine di dimostrare esclusivamente se stessa. «Questa rappresentazione – affermano ancora gli autori – ci informa chiaramente sulle finalità di questi ritratti: ossia uno studio dettagliato sugli abiti indossati dai monaci e, forse, come detto, anche l’uso di una sartoria specializzata».
Data recensione: 12/11/2006
Testata Giornalistica: Toscana Oggi
Autore: Lorella Pellis