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Un tesoro sospeso sulle rive dell’Arno: la galleria degli autoritratti, proprio su quel fiume tanto capriccioso e capace di impensabili furie. Ricordo di aver sentito il racconto di Umberto Baldini che

Un tesoro sospeso sulle rive dell’Arno: la galleria degli autoritratti, proprio su quel fiume tanto capriccioso e capace di impensabili furie. Ricordo di aver sentito il racconto di Umberto Baldini che con Ugo Procacci si affannava a mettere in salvo le tele mentre il 4 novembre 1966 “il ponte tremava e ci pareva che stesse per cadere”. Quando guardo il Ponte Vecchio, lo attraverso, ripenso con un senso di sgomento e di impotenza a quei giorni, a quelle parole, alle pareti che tremano mentre le acque, simbolo di un tempo edace, premono sulle pietre nel tentativo di cancellare una parte così importante della nostra civiltà; tanto poco è mancato ed è difficile arrendersi a questo pensiero, alla vulnerabilità della bellezza. Da poco tempo la collezione degli autoritratti si è ulteriormente ampliata; non soltanto non è perduta, ma è viva, continua a crescere, a testimoniare l’insopprimibile desiderio che è dell’uomo, di durare. La raccolta che il cardinale Leopoldo de’ Medici iniziò alla fine del Seicento, come testimonia il catalogo che segnaliamo, ha oggi 295 nuove opere. Si tratta dell’accessione numericamente più importante dal lascito mediceo ai nostri giorni; soltanto nel 1981 infatti si era avuta l’ultima acquisizione. Approfittando della coincidenza di due centenari (nel 1581 si era avuta, grazie a Francesco I la nascita della Galleria degli Uffizi e nel 1681 la sistematica catalogazione della collezione del cardinal Leopoldo), Luciano Berti invitò i maggiori artisti del momento a donare un loro autoritratto, per festeggiare questa sorta di compleanno. Il risultato fu che nel giro di due anni arrivarono 230 nuove opere. Oggi, con l’acquisto di una collezione raccolta con gusto e passione da Raimondo Rezzonico, siamo a oltre 1600 pezzi, a ulteriore conferma dell’unicità della Galleria fiorentina che meriterebbe finalmente una sede capace di accoglierla per intero e renderla visitabile. Il catalogo raccoglie una scelta di oltre 50 opere con un criterio che lo stesso curatore Antonio Natali definisce arbitrario, ovvero costituito guardando la notorietà dell’artista, la qualità del lavoro e con un occhio particolare per la prima metà del Novecento. D’altronde, scrive lo stesso Natali, “artefici che un tempo passarono sotto silenzio, sono ai nostri giorni celebrati: e per quanto piaccia ostentar certezze, nessuno può presagire la fortuna di domani”; per cui “ la selezione d’oggi sarà dunque da reputar parziale e soggettiva come ogni altra operazione critica, non solo in quanto esito d’un parere personale, ma anche perché frutto giustappunto di un’età”.
Data recensione: 01/03/2006
Testata Giornalistica: Il Fuoco
Autore: Lorenzo Nannelli