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Il volume è tratto dalla mostra inaugurata a San Giovanni Valdarno a ottobre 2023 e visitabile fino al 31 marzo 2024, dedicata all’artista...

Il volume è tratto dalla mostra inaugurata a San Giovanni Valdarno a ottobre 2023 e visitabile fino al 31 marzo 2024, dedicata all’artista Giovanni Mannozzi detto Giovanni da San Giovanni (San Giovanni Valdarno, 20 marzo 1592-Firenze, 9 dicembre 1636). Figlio del notaio Giovan Battista di Agnolo, che provò a far seguire al figlio la carriera notarile prima ed ecclesiastica poi, Giovanni manifesta ben presto la sua predisposizione per la pittura e si trasferisce a sedici anni a Firenze dove, per interessamento del canonico Filippo Del Migliore, amico dello zio paterno Francesco, entra nella bottega di Matteo Rosselli intorno al 1608. Frequenta anche Giulio Parigi, architetto di corte, scenografo e incisore, con cui perfeziona l’uso della prospettiva. In particolare è accanto al Parigi durante l’allestimento degli apparati effimeri per le solenni esequie della regina di Spagna, sorella della granduchessa in carica, Margherita d’Austria, nel 1612. Diventa pittore importante nel Seicento soprattutto per quel che concerne la tecnica dell’affresco e viene apprezzato dalla famiglia Medici, come testimoniano gli affreschi portatili esposti in mostra e realizzati per il principe don Lorenzo figlio di Ferdinando I. Del principe realizza anche il ritratto. Giovanni da San Giovanni (Valdarno) è un pittore attento quanto stravagante; egli stesso si definisce di umor bizzarro. Il Baldinucci, suo biografo, nella sua Notizia, lo etichetta come bizzarro e saturnino, pur riconoscendone la genialità e la brillantezza dell’inventiva. Questa sua natura si coglie anche nel suo ritratto personale riportato nel volume di questa mostra (p. 27) che è conservato alla Galleria degli Uffizi. Uomo che viene da famiglia colta, capriccioso ma dotato di indole pronta e attenta tanto che Cristina di Lorena (il cui nome compare in un curioso anagramma mascherato da inno iscritto su un cartiglio retto da putti in volo) gli affida la decorazione di Villa La Quiete. Nel 1634 decora la villa medicea di Mezzomonte per Giovan Carlo de’ Medici (Ganimede accolto da Giove e Caduta di Ebe). E poi ancora una serie di dipinti da cavalletto quali il Matrimonio mistico di santa Caterina (Galleria Palatina), Venere che pettina Amore e Prima notte di nozze, già nella quadreria di don Lorenzo de’ Medici alla villa della Petraia. L’artista sperimenta poi una serie di supporti insoliti come le tegole in terracotta e stuoie di giunco (Pittura alla Galleria Palatina, e altre piccole opere a soggetto mitologico e veterotestamentario in gran parte agli Uffizi), per lo più destinate alla decorazione delle ville. Nel 1635 Giovanni da San Giovanni riceve il suo ultimo incarico ufficiale. Ferdinando II de’ Medici gli affida la soprintendenza per decorare il grande salone detto poi degli Argenti nell’appartamento estivo al piano terra di palazzo Pitti, per l’occasione delle sue nozze con Vittoria della Rovere. L’artista, con una serie di aiuti tra cui il giovane promettente Volterrano, fa in tempo a decorare la volta (Unione allegorica delle case Medici e Della Rovere, Cupido presenta a Marte il marzocco e Flora con le ninfe dell’Arno e il dio Pan) e le pareti est e sud con temi celebrativi di Lorenzo il Magnifico e la Casa Medici in generale. Si dice che a causa del suo carattere impetuoso che gli fa accettare troppi incarichi e quindi procrastinare il lavoro per la famiglia Medici ne perde l’appoggio e viene così privato anche delle rendite garantite dal suo servizio a corte. Di lì a poco muore per una cancrena mal curata a un ginocchio. La mostra, così come questo volume che le fa da catalogo e approfondimento, è stata voluta e realizzata dalla Fondazione CR Firenze e dalle Gallerie degli Uffizi all’interno dei progetti Piccoli Grandi Musei e Uffizi diffusi.
Data recensione: 01/03/2024
Testata Giornalistica: Città di Vita
Autore: Silvia Bargellini