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Un Avviso dei curatori informa che il volume era stato dapprima preparato dal compianto Giuliano Tanturli: Arnaldo Bruni...

Un Avviso dei curatori informa che il volume era stato dapprima preparato dal compianto Giuliano Tanturli: Arnaldo Bruni e Andrea Dardi si sono limitati a realizzare fedelmente tale progetto pensato per onorare la memoria dell’amico Giovanni Parenti troppo presto mancato. Nell’Introduzione lo stesso Tanturli, passando in rassegna i tanti contributi di Parenti ospitati nelle sedi più varie, motiva le ragioni della scelta compiuta, privilegiando saggi che partono dal Rinascimento italiano e si dispiegano nel Rinascimento europeo nel corso di tre secoli.
Il volume esordisce con due letture dantesche, siccome Dante è autore fondativo anche dell’umanesimo, e si chiude con Tiraboschi, che ha inaugurato la storia letteraria in accezione moderna. Il giro di orizzonte si conclude col ricordo di Dionisotti, il maggiore storico della letteratura italiana del Rinascimento. La scelta dei saggi è rispettosa – fa intendere Tanturli – degli autori e temi prediletti da Parenti. Alla Nota bibliografica segue la prima sezione, ‘Ferunt fabulae’. Dante e la classicità, con i due studi danteschi. Nel primo, Schemi classici nel V canto del ‘Purgatorio’ (pp. 3- 26), Parenti osserva che il canto V del Purgatorio non si sottrae alla tonalità tipica di tutta la seconda cantica, cioè la gentilezza intesa come nobiltà nel segno di un’aspirazione al divino. L’umanità purgatoriale è distinta da un destino ossimorico, perché la pena delle anime è provvisoria, destinata a un esito felice. Danno una coloritura epica ai racconti di Iacopo del Cassero e di Bonconte elementi provenienti dalla Tebaide di Stazio, dall’Eneide e dalle Georgiche di Virgilio, da Ovidio, dalle Etymologiae di Isidoro di Siviglia, da Lucano. Gli echi numerosi, rinnovati in veste e senso nuovi, sono «la risposta cristiana ai risultati più alti della poesia pagana». Carico di opportuni riferimenti classici è il secondo saggio, Ercole al bivio e il sogno della femmina balba (‘Purgatorio’, XIX, 1-33) (pp. 27-38). Parenti mostra i legami profondi che si intrecciano nel canto: sfilano Cicerone, Boezio, Alano di Lilla, Tommaso d’Aquino, la Bibbia, Servio e soprattutto il IV libro dell’Eneide. Dante rielabora antichi miti e li traduce in senso nuovo cristiano.
La seconda sezione, Quattrocento creativo e archeologico è tripartita: Nenia (pp. 41-58), L’invenzione di un genere. Il ‘Tumulus’ pontaniano (pp. 59-88), La poesia pastorale come poesia artificiosa. Origine e fortune del ‘Summationsschema’ (pp. 88-130). Parenti tenta di trovare antecedenti classici di un genere, quello della ninnananna letteraria, indiscutibilmente nato dall’inventiva dottissima del Pontano, che lo chiamò col nome delle lamentazioni funebri, Neniae. La rivisitazione colora di un’aura funeraria la poesia, quando si parla di Gesù bambino. Fu nel pietismo tedesco che si ebbe «la più alta affermazione di questo lugubre trascolorare della ninnananna» (massimo esempio fu la Matthäus-Passion di Bach). Con Pascoli, Gozzano, Verlaine, Montale, Sergio Solmi si chiude la straordinaria rassegna di una forma che attraversa la letteratura europea. Nel 1496 vengono alla luce i Tumuli, anzi il Tumulorum libellus del Pontano, stampato nel 1505. L’opera rappresenta una innovazione significativa e inaugura un genere, che assume diversi moduli (lamentazioni, idilli, elegie, epigrammi), con un largo seguito in Italia e in Francia, resistendo fino all’Ottocento. Un’accurata indagine Parenti dedica non alla poesia pastorale in senso proprio, ma a numerosi testi italiani, latini, inglesi, francesi riconducibili all’area della pastorale, in virtù di un espediente retorico, il cosiddetto Summationsschema, cioè l’enumerazione finale che ripete elementi precedenti, e con lo stesso vocabolo e nello stesso ordine, a norma di un espediente già segnalato da Fucilla e da Curtius.
La terza sezione del volume, ‘Ciascuno in suo latino’. Poesia del Cinquecento, presenta cinque saggi: ‘Phantasia plus quam phantastica’ e l’ispirazione del ‘Baldus’ (pp. 133- 58), La poesia latina del Cinquecento. Esemplarità e imitazione (pp. 159-94), Per Castiglione latino (pp. 195-226), I carmi latini di Giovanni Della Casa (pp. 227-60), L’infedeltà di Penelope e il petrarchismo di Ronsard (pp. 261-86). Il primo saggio rivendica il valore poetico del Baldus folenghiano e mette bene a fuoco il concetto di ‘fantasia’ come matrice di ispirazione poetica. Il furor poetico investe le scienze e le arti, distinto da una tradizione poetica millenaria che spazia nella letteratura latina e volgare. Il secondo saggio si addentra nella selva della lirica latina del Cinquecento, frutto di una civiltà raffinata, caratterizzata da una grande abilità tecnica, e però non priva di impennate originali. Non per caso Parenti definisce tale poesia, riconoscibile per i suoi aspetti convergenti, «una colossale impresa collettiva di riscrittura del già scritto» (p. 176), in sintonia coi modelli prediletti: Ovidio, Virgilio, Orazio. I contenuti furono anche moderni. Milano, Firenze, Ferrara, Napoli si distinguono come i centri dai quali si irraggiò una lirica latina di alto profilo. Magistralmente eleganti appaiono a Parenti, per ricordare qualche caso singolare, i 19 carmi latini del Castiglione, da lui attentamente esaminati, e la lirica italiana e latina di Della Casa, sostenuta da una ispirazione unica: proprio perciò la sua poesia latina evita il rischio di una servile imitazione dei classici attraverso meditazioni personalissime, che piacquero al severo Parini. Appartiene all’antipetrarchismo la ripresa, da parte di Ronsard, della versione anticonformista del mito di Penelope. Parenti ripercorre le vie di questa dissacrazione, sottolineando come immediatezza, sensualità, parodia, siano in effetti i motivi ispiratori del poeta francese.
La quarta sezione, Due maestri per due secoli di indagini letterarie, offre due ritratti incisivi, Tiraboschi storico della poesia umanistica (pp. 289-316) e [Per Carlo Dionisotti] (pp. 317-26). Tiraboschi mosse dall’esempio francese dei Maurini, che avevano dato una Histoire literaire de France (1733) di nuovo segno. Senza poter riassumere tutte le osservazioni di Parenti riguardanti le differenze del Tiraboschi rispetto al modello, si deve segnalare che, a suo giudizio, lo storico coglie l’andamento dinamico di una civiltà letteraria soggetta alla trasformazione, che egli individuò nella decadenza o crisi del buon gusto, riconoscendo per primo ai neolatini del Cinquecento il merito di aver mantenuto la compostezza antica. Dinanzi a una figura eminente come Dionisotti, Parenti esprime la sua profonda ammirazione per l’uomo e per lo studioso. Scolaro del Cian, inseguì l’esempio dell’erudizione di Croce per la sua conoscenza eccezionale dei testi di maggiori e minori. Bella la definizione della sua prosa critica tutta cose, aliena dai fronzoli e «scorbutica». Chiudono il volume tre ampi indici dei nomi, dei personaggi, dei manoscritti.
Che dire in conclusione? Il volume di Parenti dà nutrimento ai temi che affronta con una indagine accurata e metodologicamente articolata, capace di accostare flessibilmente i testi con approcci storici, letterari e linguistici. Il che costituisce un risultato straordinario.
Data recensione: 01/09/2023
Testata Giornalistica: Lingua nostra
Autore: Angelo Fabrizi