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Come ultima fatica di Sandro Bellesi, docente di storia dell’arte moderna presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze

Come ultima fatica di Sandro Bellesi, docente di storia dell’arte moderna presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, segnaliamo questo bel volume, ampiamente illustrato, che contiene una esaustiva monografia dedicata allo scultore fiesolano Andrea di Michelangelo Ferrucci (Fiesole, 1559 - Firenze, 1626), discendente da una famiglia di artisti, figlio di uno scultore e fratello del più giovane pittore Nicodemo. Riscoperto progressivamente a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta del secolo scorso, anche grazie allo stesso Bellesi, il Ferrucci, le cui radici più antiche si innestano nel solco della tradizione scultorea settignanese di Valerio Cioli che fu il suo primo maestro e poi collaboratore, appartiene al mondo culturale figurativo della Firenze a cavallo tra il XVI e il XVII secolo che coniuga modi tardomanieristi a istanze protobarocche.
Lo scultore fiesolano si fece strada nella Firenze di fine Cinquecento e fu molto apprezzato dalla corte dei Medici della quale fu sempre al servizio divenendo anche maestro ed ispiratore di numerosi allievi cui trasferì i principi della scultura e i segreti di un mestiere gratificante ma anche molto faticoso. Se la sua specialità furono maschere e mascheroni con figure grottesche, egli si distinse anche come restauratore di marmi antichi e ideatore di rilievi ornamentali asserviti all’architettura e di modelli che venivano poi adattati da altri artisti per la fusione in metallo. Non mancarono però nella sua produzione opere di statuaria ricche di fascino e languore sensuale come il Bacco di collezione privata (cat. 11), restituito al Ferrucci dallo stesso Bellesi, o la coppia di Angeli oranti per San Salvatore in Ognissanti (cat. 12) dove si uniscono in un linguaggio ricco di «dotto eclettismo» modelli cinquecenteschi e prototipi antichi. La ricca biografia artistica è accompagnata da un catalogo di ventiquattro opere illustrate in un bellissimo bianco e nero, tra le quali si distinguono le più note, come quelle realizzate per palazzo Pitti – tra le quali si segnala la Fonte della Grotticina (cat. 10) – e per il Giardino di Boboli, e la celebre Fonte di via dello Sprone (cat. 5), ma emergono anche alcune opere riferite all’artista in occasione di questo scritto come il restauro da lui condotto nel primo Seicento su una bellissima statua romana raffigurante il dio Apollo (cat. 13), già in collezione Pratesi, poi Koelliker e oggi dispersa. 
Data recensione: 25/12/2022
Testata Giornalistica: Corrispondenza
Autore: Lucia Bencistà