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Le grandi stagioni esistono. Tra di esse si annovera la sindacatura di Giorgio La Pira a Firenze, tra il 1951 e il 1957

Le grandi stagioni esistono. Tra di esse si annovera la sindacatura di Giorgio La Pira a Firenze, tra il 1951 e il 1957. Erano gli anni della ricostruzione, un periodo che non riguardò solo gli aspetti fisici, materiali, dell’Italia devastata dalla guerra, che l’aveva attraversata in tutta la sua lunghezza con il suo seguito di lutti e distruzioni. Quello che andava ricreato, e i protagonisti politici di allora ne erano perfettamente consapevoli, era un sentire comune, una identità riconosciuta tra partiti e fazioni che avevano corso il rischio di far precipitare il paese nella guerra civile, ancora nel 1948, in occasione dell’attentato del 14 luglio nel quale il segretario del Partito Comunista, Palmiro Togliatti rischiò di rimanere ucciso.
Oltre a ricostruire occorreva creare ex novo l’abitudine a una forma moderna di democrazia, che non poteva riprendere il modello di quella esistente in Italia prima del fascismo. L’allargamento del suffragio universale alle donne era solo il più evidente segnale della profonda trasformazione che le modalità della politica e della convivenza civile stavano attraversando. La Pira, uno dei “professorini” della Costituente, poi parlamentare e sottosegretario del V governo De Gasperi, scelse la dimensione della città, della Firenze che considerava sua nonostante le origini siciliane, come spazio privilegiato per l’azione politica, immaginando che fosse quello il livello nel quale l’umanesimo cristiano poteva svilupparsi nel modo più incisivo.
Un’interessante raccolta di saggi ricorda quel momento storico, considerandolo sotto un punto di vista originale, che se possibile ne accresce l’interesse documentale rispetto alle vicende dell’Italia negli anni del centrismo e della maturazione del centro-sinistra. Per la Fondazione Giorgio La Pira, Pier Luigi Ballini, uno dei massimi esperti dell’esperienza politica degasperiana, ha curato il volume Il “Giornale del Mattino” di Ettore Bernabei, edito da Polistampa nel 2019.
Il futuro Direttore Generale della Rai del monopolio, tra il 1961 e il 1974, fu infatti alla direzione del quotidiano fiorentino di orientamento cattolico tra il 1951 e il 1956, prima di passare a quella del Popolo, esattamente negli anni dell’esperienza lapiriana, della quale fu sostenitore e principale divulgatore delle tematiche politiche e sociali.
I testi curati da Ballini, fra i quali spicca la sua ricostruzione sintetica ma efficace della sindacatura di La Pira, si muovono tra due poli: le realizzazioni dell’amministrazione democristiana di Firenze da un lato e le innovazioni giornalistiche elaborate da Bernabei per il «Giornale del Mattino» insieme agli stretti collaboratori tra i quali spiccano Sergio Lepri, Carlo Cassola, Angelo Maria Zoli, Paolo Cavallini e Vittorio Citterich. Alcuni di loro avrebbero seguito Bernabei a Roma occupando ruoli di prestigio in Rai.
La direzione Bernabei del «Giornale del Mattino», in spietata concorrenza con il «Nuovo Corriere» diretto da Romano Bilenchi, di orientamento social-comunista, ma soprattutto con la rinata «Nazione», il quotidiano tradizionale di Firenze destinato a rimanere per alcuni decenni la principale voce cittadina, si caratterizza per le novità di ogni genere, sia grafiche che contenutistiche, dalle grandi fotografie al ricorso alle strisce di comics, tra i quali spicca la prima apparizione italiana di Charlie Brown, che prende il nome di Pierino, in uno sforzo di italianizzazione.
Intanto il programma di La Pira si concretizza in numerose realizzazioni sia locali che internazionali. Oltre alle ricostruzioni di opere pubbliche distrutte dalla guerra, tra le quali bisogna segnalare Ponte Santa Trinita, a Firenze si sviluppa un piano abitativo popolare centrato sulle realizzazioni di Sorgane e dell’Isolotto, viene salvato l’insediamento industriale del Pignone grazie all’intervento dell’ENI, l’edilizia scolastica ha un forte impulso; ma è soprattutto la capacità nello sviluppare una politica internazionale partendo da un livello locale a stupire. Tra il 1952 e il 1957 vengono organizzati a Firenze i Dialoghi per la pace, il Convegno dei sindaci della città capitali, con 38 partecipanti diretti, e i Colloqui del Mediterraneo, pagina significativa di riflessione all’interno di un processo di decolonizzazione che si andava sviluppando in termini di confronto e spesso di conflitto armato. Di tutto questo dà conto puntualmente il «Giornale del Mattino», come ricostruiscono Giuseppe Matulli e Federico Rossi nel saggio conclusivo della raccolta, incentrato su capitoli che riprendono gli slogan della politica lapiriana: Una casa per amare, Una Fabbrica per lavorare, Una scuola per imparare. 
Data recensione: 26/04/2022
Testata Giornalistica: L’Osservatore Romano
Autore: Sergio Valzania