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Carlo Cecchi torna in città e ritrova il “suo” Niccolini, il teatro che per anni l’ha visto protagonista e artefice di magnifiche prove

Carlo Cecchi torna in città e ritrova il “suo” Niccolini, il teatro che per anni l’ha visto protagonista e artefice di magnifiche prove, sotto la gestione di Roberto Toni. Cecchi e Toni riconfermano la vocazione di quello che all’origine si chiamava Teatro del Cocomero, a nuova vita restituito dopo anni di latitanza, in termini di drammaturgia contemporanea, classica o emergente che sia. E decisamente classico è il contributo di Carlo Cecchi che riprende l’amato De Filippo, mettendo in scena, da stasera a domenica, due pezzi brevi, fra i più esplosivi e memorabili del campionario eduardiano: “Dolore sotto chiave” e “Sik sik l’artefice magico”, che altro non sono che sublimi metafore sul teatro e sul potere del teatro come specchio della vita e della realtà della vita. Con Carlo Cecchi, che cura anche la regia, salgono sul palco Angelica Ippolito, Vincenzo Ferrera, Dario Iubatti, Remo Stella e Marco Trotta. “Dolore sotto chiave” è una girandola di situazioni grottesche, un gioco beffardo, di irresistibile comicità, che si fa burla dell’esistenza quotidiana, sempre condannata a morte, nato come radiodramma nel 1958, mentre “Sik Sik l’artefice magico”, scritto nel 1929, è inequivocabilmente uno dei capolavori del teatro del Novecento. «Come in un film di Chaplin – spiega Cecchi – è un testo immediato, comprensibile da chiunque e nello stesso tempo raffinatissimo. Sik, un nome che richiama il napoletano “sicco”, cioè magro, che fa riferimento, come racconta lo stesso Eduardo, al suo fisico, è un illusionista maldestro e squattrinato che si esibisce in teatri di infimo ordine”. L’imprevisto è dietro l’angolo: sarà un finale tragico per chi è sul palcoscenico quanto esilarante per chi siede in platea. Il risultato è un godibilissimo esempio di coscienza critica nel classico gioco “del teatro nel teatro”, proprio attraverso quella contrapposizione tra realtà e finzione, spinta oltre l’asfittico dibattito tra vita e forma. Inizio spettacolo ore 19,30 (domenica ore 16).
Data recensione: 02/12/2021
Testata Giornalistica: Il Tirreno
Autore: Gabriele Rizza