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A distanza di poco più di un decennio dalla pubblicazione della monografia su Spinello Aretino di Stefan Weppelmann

A distanza di poco più di un decennio dalla pubblicazione della monografia su Spinello Aretino di Stefan Weppelmann (2003; edizione italiana 2011), esce un nuovo volume dedicato al maestro nativo di Arezzo, protagonista indiscusso della pittura toscana dell’ultimo quarto del XIV secolo e poco oltre. Se il libro di Weppelmann nasceva dall’esigenza di colmare l’assenza di uno studio monografico esaustivo su Spinello, pittore del quale rimane un catalogo di opere assai cospicuo e una discreta messe di documenti, il libro appena edito scaturisce piuttosto dal profondo interesse, quasi un innamoramento, per la pittura di Spinello Aretino nutrito da Aristide Bresciani, un amatore d’arte paragonabile a certi conoscitori del XIX secolo, come osserva Angelo Tartuferi nell’introduzione, avvicinatosi alla storia dell’arte senza passare per una specifica formazione accademica. Bresciani, in virtù anche di una lunga amicizia con Tartuferi, che ha probabilmente contribuito ad orientarne gli interessi verso la pittura dei cosiddetti “primitivi”, ha ben presto concentrato la sua attenzione su Spinello Aretino, dedicandogli studi ultra decennali accompagnati da una meticolosa perlustrazione del territorio, dai quali sono scaturite scoperte di un certo interesse, oggetto di contributi presentati in riviste scientifiche e convegni. Il volume appena edito è dunque la sintesi di questo lungo percorso che ha portato Bresciani ad indagare l’articolato percorso di Spinello Aretino e, di riflesso, la pittura toscana del XIV secolo. Il volume si apre infatti con la trattazione di alcune opere di Andrea di Nerio, il pittore aretino nel cui ambito avvenne la formazione di Spinello, mentre a chiusura dei capitoli dedicati ai soggiorni del maestro a Lucca, Pisa, Firenze, l’autore è attento a indicare quale sia stato l’apporto dell’artista per l’evoluzione stilistica degli artisti locali. Diversamente dalla consueta impostazione delle monografie, che prevede il saggio iniziale, il catalogo ragionato delle opere e il regesto documentario, schema seguito anche da Weppelmann per il suo volume, Bresciani opta per un taglio diverso, il solo saggio, strutturato in quindici capitoli che seguono scrupolosamente la biografia e la vicenda artistica di Spinello. Pur rinunciando al catalogo delle opere, la trattazione dei dipinti rispecchia tuttavia il tradizionale modello delle schede, con discussione della fortuna critica, cenni delle vicende storiche e collezionistiche e commento stilistico. Questa articolazione, data la grande mole di opere trattate, solo parzialmente riprodotte nell’apparato iconografico, rende un po’ faticosa la lettura del volume, di quasi 300 pagine, nonostante la scorrevolezza del linguaggio. A proposito del corredo di illustrazioni, che comprende sia immagini a colori che in bianco e nero, è da osservare che la riproduzione di opere poco conosciute o scarsamente illustrate è senz’altro un elemento di merito della pubblicazione. Bresciani, che mostra attenzione alle fonti storiografiche con particolare riferimento alla biografia di Spinello scritta da Giorgio Vasari, alterna la trattazione delle opere all’analisi delle informazioni sulle vicende private del pittore fornite dai documenti – dalle origini della famiglia di Spinello fino allo sfortunato epilogo del figlio Parri – delineando il profilo di un abile imprenditore, un uomo di una certa cultura e benestante, apprezzato dai suoi contemporanei. Il saggio offre la lettura della vicenda artistica di Spinello Aretino secondo le personali convinzioni di Bresciani, che si sofferma soprattutto sulle questioni cronologiche e sui problemi attributivi delle opere, prediligendo l’approccio filologico, seppure non manchino digressioni di tema iconografico, approfondimenti sulla committenza e riferimenti a fatti di storia locale utili a sostenere le posizioni dell’autore. Sebbene non sempre le opinioni di Bresciani appaiano condivisibili, il volume offre senz’altro spunti di riflessione ed un discreto aggiornamento bibliografico. 
Data recensione: 01/01/2022
Testata Giornalistica: Nuova Antologia
Autore: Daniela Parenti