Cosa leggeva la Madonna? è un libro bello e molto coraggioso, scritto da Michele Feo e uscito a Firenze nel 2019 nei quaderni della Società Toscana di Scienze e Lettere ‘La Colombaria (Polistampa)’. È una
Cosa leggeva la
Madonna? è un libro bello e
molto coraggioso, scritto da Michele Feo e uscito a Firenze nel 2019 nei
quaderni della Società Toscana di Scienze e Lettere ‘La Colombaria (Polistampa)’.
È una ricerca sostanzialmente nuova su uno dei temi più complessi e più
affascinanti della storia del Cristianesimo e dell’arte figurativa occidentale,
qual è quello dell’Annunciazione; più precisamente, è una ricerca sul corpus delle iscrizioni che, nelle più
disparate immagini pittoriche, si possono ancora leggere nel libro che la
Madonna teneva in mano o aveva vicino a sé nel momento drammatico dell’Annuncio.
Qualcosa di realmente nuovo nello sterminato campo della mariologia e in vari
territori limitrofi.
Solo uno studioso come Feo poteva fare un simile lavoro di decifrazione e
contestualizzazione di tante iscrizioni e in un arco temporale così ampio. Un
lavoro che può servire a molti, e prima di tutto agli storici dell’arte, visto
che le modalità con le quali la Madonna tiene in mano il libro in qualche modo
vanno a incidere sull’intera iconografia della scena. Un lavoro che può servire
anche agli studiosi di letteratura, visto che, come ebbe a scrivere Gianfranco
Contini proprio in merito all’Annunciazione di Simone Martini, critica
figurativa e critica letteraria non sono che “applicazioni di una legislatività
comune” (Simone Martini, Rizzoli, Milano 2014, p. 21). E del
resto il libro di Feo fornisce molti riferimenti letterari più o meno noti, traduzioni
originali e, in appendice, anche qualche testo inedito o raro.
Un immenso sapere si dipana in queste trecento pagine, attraversa traduzioni,
note, bibliografie, elenchi di opere prese in esame. Tanto che talora si ha l’impressione
che l’autore non riesca a dominare tutte le direzioni della sua ricerca e che
quello che esce dalle sue pagine non sia sempre quel romanzo per immagini che
egli ha desiderato scrivere. Invece, nonostante la pressione dei tanti dati
documentali il libro trascina e coinvolge il lettore per più ragioni: per la
provocazione del titolo, per le implicazioni antropologiche del tema, per la
sua abilità istruttoria; ma soprattutto per una particolare empatia dell’autore
con il femminile e con l’intera fenomenologia dell’Annuncio. Un’empatia che lo
spinge, da non credente, a pensare il paradosso che, prima o poi, la formula
che il cristiano pronuncia quando si fa il segno della Croce dovrebbe cambiare
e suonare “Nel nome del Padre,
della Madre, del Figlio e dello Spirito Santo”.
Non è certo facile riferire in breve su questo libro, dal momento che esso
tocca tanti aspetti, dalla storia del Cristianesimo alla storia dell’arte,
dalla filologia alla letteratura. Né è facile orientarsi tra le oltre
quattrocento immagini prese in esame, mentre le tavole di riferimento, qui in
bianco e nero, sono soltanto una minima parte. Non è facile neppure orientarsi
cronologicamente perché le diverse testimonianze si incrociano e si susseguono
dal IX secolo al Seicento; fino a toccare un esempio settecentesco, come è il
caso dell’Annunciazione di Pompeo Batoni, nella quale il bambino quasi
simbolicamente toglie il libro dalle mani della Madonna.
Non casualmente la ricerca di Feo comincia dal IX secolo. Un libro in mano alla
Madonna, infatti, può materializzarsi soltanto a partire dal sesto secolo
ovvero dopo che, in età giustinianea… [continua]
Data recensione: 30/09/2020
Testata Giornalistica: Il Portolano
Autore: Maria Fancelli