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Una collana di perle si conclude di solito con un gioiello. La metafora non è peregrina perché Vincenzo Arnone

Una collana di perle si conclude di solito con un gioiello. La metafora non è peregrina perché Vincenzo Arnone, “prete scrittore”, da anni va creando opere che ora sigilla con un pregiato romanzo, Il Vegliardo di Patmos( Polistampa, pagine 150, euro 12), dove l’anziano è l’apostolo Giovanni (l’autore del quarto Vangelo, delle tre lettere ai pagani convertiti e del rivelativo “Apocalisse”) e il luogo è un’isola dell’Egeo dove visse quasi centenario e forse morì.
Di una lunga lettera è composto anche questo libro, tra Ermogene (un contadino di Patmos, desideroso di tramandare le sue memorie) e l’amico Marone: ma le memorie, più che della sua vita sono della vita e della predicazione di Cristo. E a volte è Vangelo, diciamo così in diretta, a volte è Vangelo riferito, in alcune pagine come “parola del Signore”, altrove come storie dentro la storia.
Una miriade di figure anima il racconto, gente di popolo rozzo e spesso sordo alla “via”, alla “verità” e alla “vita”, ma non cieco da non vedere i prodigi o dimentico di alcuni fondamentali comportamenti del “profeta”, del Nazareno, del Figlio di Dio. Il linguaggio che Arnone adotta in queste pagine è un distillato di sacra scrittura rivisitato da una versione informale, semplice, discorsiva, da convincente e fraterna omelia specie là dove anche nelle universali parole di Gesù si annida un mistero, una profonda trasparenza teologica, un annuncio, un inafferrabile avvento. La scansione dei fatti ha pochi ma originali intrecci di tempi e di spazi. Cristo sovrasta gli eventi, li provoca, li sensibilizza, dà loro il senso ultimo dell’Eterno. Ma di fronte a lui, Giovanni, come è riferito dall’epistola che struttura la narrazione, agisce come fusione di “Verbo” e di umano ricetto, di meravigliante scoperta del divino e di terrena traduzione in immagini e significati comuni.
In viva connessione concettuale, ma senza abbandonare mai quel tanto di fantasia che la vicenda di Cristo da sempre desta nell’animo e nella penna degli scrittori, abbiamo nel libro una sequenza storica e spirituale: i dodici, i miracoli, le beatitudini, le parabole, l’erratico cammino per città e borghi, terre di plastica bellezza naturale e moltitudini sorprese nelle loro incredulità, dalla potenza del Maestro, Rabbi tanto grande quanto arrendevole ai bisogni di tutti.
E poi Gerusalemme, Lazzaro, l’adultera (e Arnone rischia di sapere cosa scrivesse Gesù mentre la folla brandiva pietre di lapidazione); Giuda e un ambiguo Pilato, la condanna che salva lui e la sua autorità a spese della vita del “Figlio dell’Uomo”; Morte e Resurrezione. Una collana di perle sigillata da un gioiello: ma Arnone ha sicuramente pronti altri monili di gran caratura storica e letteraria.
Data recensione: 15/08/2020
Testata Giornalistica: L’Avvenire
Autore: Claudio Toscani