chiudi

Una storia che parte dalle rive del Danubio e arriva sulle sponde dell’Arno: una vicenda biografica che riassume tutti i passaggi epocali dell’Europa e del Novecento, le guerre mondiali, le dittature, le rivoluzioni, la guerra fredda

Una storia che parte dalle rive del Danubio e arriva sulle sponde dell’Arno: una vicenda biografica che riassume tutti i passaggi epocali dell’Europa e del Novecento, le guerre mondiali, le dittature, le rivoluzioni, la guerra fredda. È la storia di Ferenc Ungar: una vita raccontata come un romanzo, grazie al giornalista Riccardo Catola che ha raccolto i ricordi e li ha messi in ordine. Ne è venuto fuori un libro, Chiamatemi Ungar, pubblicato da Polistampa (pagine 336, euro 26) e scritto in prima persona: la voce narrante è quella del professore fuggito da Budapest nel 1956, dopo l’invasione dei carri armati sovietici che soffocarono la rivolta contro il regime. Prima c’è il racconto drammatico dell’Olocausto, delle persecuzioni operate in Ungheria dal partito delle Croci Frecciate. Il padre, ebreo, fu deportato: da lui non è mai più arrivata notizia. Il giovane Ferenc (il nome è l’equivalente del nostro Francesco) si salvò grazie alla madre, cristiana evangelica. Sopravvissuto al fascismo, a vent’anni fugge dal comunismo: un viaggio che sembra un film. La partenza da Budapest nascosto in un camion del latte, l’arresto alla dogana, la fuga a piedi nel bosco, il canale guadato con una corda perché i russi hanno fatto saltare il ponte, l’arrivo in Austria. Arrivato in Italia come profugo, senza soldi né vestiti di ricambio, viene ospitato dai padri Scolopi in uno dei campi allestiti da Croce Rossa e Pontificia Opera di Assistenza: tra i benefici di cui può usufruire c’è una borsa di studio alla Sapienza per iscriversi a medicina. Ungar conosce la Roma intellettuale e politica di quegli anni, incontra Anna, la futura moglie, quindi si trasferisce a Firenze conquistandosi un futuro come medico di fama: per decenni primario ortopedico al Cto di Firenze, oggi console onorario d’Ungheria in Toscana. E capostipite di una famiglia ormai ramificata e ben inserita in città. Il libro racconta tutto questo mescolando le vicende personali e familiari con i grandi eventi storici, con poesia e umorismo, abilità letteraria e precisione storica. La prefazione di Franco Cardini sottolinea questo mescolarsi di pubblico e privato: il fascino di un paese come l’Ungheria, il suo passato imperiale, il suo presente difficile, e allo stesso tempo le scelte coraggiose di chi ha saputo ogni volta ripartire e risollevarsi.
Data recensione: 12/07/2020
Testata Giornalistica: Toscana Oggi
Autore: Riccardo Bigi