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Realizzata da Talani, l’opera ‘scade’ fra sei mesi
COME i contratti di lavoro, le confezioni di latte fresco o lo yogurt, anche l’affresco ‘Partenze’ di Giampaolo Talani ha una

Realizzata da Talani, l’opera ‘scade’ fra sei mesi
COME i contratti di lavoro, le confezioni di latte fresco o lo yogurt, anche l’affresco ‘Partenze’ di Giampaolo Talani ha una scadenza. «Sei mesi - confida la soprintendente Paola Grifoni -. Essendo vincolata, la stazione di Santa Maria Novella non può essere alterata senza acconcia autorizzazione. Per questo l’opera è stata realizzata su pannelli e ‘appoggiata’ alla parete di marmo. E lì resterà per sei mesi».
Dopodichè?
«Dopodichè, vedremo - sottolinea l’architetto Grifoni al termine della conferenza di presentazione dell’opera -. Ma forse, nel caso di un affresco ‘pubblico’ e definitivo, ci voleva una gara...».
Per ora, comunque, eccolo lì, ‘Partenze’, un microcosmo intimista che sovrasta le frenesie umane, ricordando a tutti che, da una stazione, si parte «verso il proprio destino o verso la propria destinazione», per dirla con le parole di Vittorio Sgarbi, ‘padrino’ della monumentale ‘opera pubblica’ di Giampaolo Talani, primo affresco realizzato in una stazione con l’antica tecnica rinascimentale.

DICIANNOVE uomini in viaggio, con nella valigia sogni, ricordi o rimpianti, scrutano dall’alto le migliaia di viaggiatori in carne e ossa che ogni giorno affollano la stazione di Santa Maria Novella. Sono assolutamente loro, tutti rigorosamente maschi («perchè l’umanità non ha sesso», spiega Talani), i protagonisti di ‘Partenze’, affresco di circa 70 metri quadrati realizzato con entusiasmo dall’artista toscano, da ieri visibile (e non se ne può proprio fare a meno, in quanto al centro ospita il grande orologio che scandisce tutte le ‘partenze’ reali) nel salone centrale della stazione, sul lato di via Alamanni.
‘Partenze’ va ad affiancare altre opere di valore, come le sculture di Italo Griselli e le pitture di Ottone Rosai e Mario Romoli, che già decorano la stazione, considerata uno dei capolavori del razionalismo e inaugurata nel 1935 dal progetto del Gruppo Toscano guidato dall’architetto Giovanni Michelucci. La forma dell’affresco, data dallo spazio a disposizione, è quella di un pentagono irregolare e i colori dominanti sono il rosso delle valige, il marrone dello sfondo e il blu delle giacche degli uomini in viaggio. Nessuna donna, perchè, come sottolinea ancora Talani, «l’universo femminile è un mistero troppo ineffabile per tentare di capirlo, e ho preferito rappresentare uomini che il sogno o l’amore di una donna se li portano dentro il cuore».

I LAVORI sono iniziati a giugno e, con Talani, hanno collaborato l’architetto Alessandro Panichi e Laura Farina di Oltremare Arte. La tecnica prescelta è quella del ‘buon fresco’ antico: l’intonaco appena steso riceve il pigmento stemperato in acqua assorbendolo e integrandolo nel muro stesso così che la pittura non sia ‘sul’ muro ma ‘dentro’ il muro. L’installazione della grande opera, dai colori tenui, quasi antichi, è stata resa possibile da un sistema di alloggiamento sospeso e distaccato dal marmo della parete. Il progetto, è promosso dalla società Oltremare Arte in collaborazione con Grandi Stazioni con il patrocinio, tra gli altri, della Regione e dal Comune di Firenze.
«Ogni mattina l’uomo ha due possibilità: non fare nulla, e continuare a vivere tranquillamente, oppure decidere di mettersi in gioco, rischiando anche di fare qualcosa di brutto - le parole di Talani -. Io, per naturale predisposizione, per follia o per amore, ho sempre scelto la seconda strada». «Un affresco, un’opera, poi, è come un figlio, che facciamo noi, ma poi regaliamo agli altri», ha aggiunto, dedicando la sua opera al suo maestro, Goffredo Trovarelli, presente all’inaugurazione. Insieme a lui, alla presentazione dell’opera ultimata sono intervenuti tra gli altri Giuseppe Labbate, direttore commmercio e sviluppo di Grandi Stazioni, il critico d’arte Vittorio sgarbi e il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Riccardo Nencini.

«SI TORNA oggi alla pittura dentro l’architettura di Stato - il commento del critico (oggi anche assessore) Sgarbi -. Talani è riuscito a riprendere una tecnica non superata, ma di fatto dimenticata e tenuta ferma. Inoltre l’opera ben si inserisce nello spazio architettonico: Michelucci ne sarebbe compiaciuto»-
Sgarbi si è poi augurato che l’affresco possa «rimanere ben più di sei mesi a Firenze» riferendosi al fatto che tra poco partiranno i lavori di riqualificazione della stazione e che l’opera verrà rimossa per consentire la pulitura del muro sottostante. «Ciò che di nuovo viene creato con l’ingegno dev’essere sempre sostenuto - ha sottolineato Nencini -. Il passato non può trascinare e seppellire il vivo».
Data recensione: 21/09/2006
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Letizia Cini