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Con provvisione del 22 ottobre 1376 la Signoria fiorentina adottò un’importante modifica nell’organizzazione territoriale

Con provvisione del 22 ottobre 1376 la Signoria fiorentina adottò un’importante modifica nell’organizzazione territoriale del contado, istituendo le Podesterie. I giusdicenti preposti a far applicare la legge della Dominante nelle cause civili venivano inviati dal governo cittadino col sistema della tratta e appartenevano a famiglie di tutto rispetto. È ben nota la pratica da parte dei Podestà di apporre il proprio stemma sui palazzi pubblici; anche molti archivi preunitari conservano una ricca documentazione ricca di segni araldici e tra questi quello plurisecolare di Radda in Chianti.
Il volume in oggetto, impreziosito da una inappuntabile introduzione di Luigi Borgia, recensisce in maniera esaustiva, con sontuosa documentazione iconografica, i 238 stemmi dei Podestà che si sono succeduti in carica nella Lega del Chianti, in un periodo compreso tra 1486 e il 1771. I blasoni si trovano miniati sulle copertine in pergamena dei cosiddetti Civili, cioè i voluminosi manoscritti sui quali ogni Podestà annotava i provvedimenti da lui adottati.
La Podesteria di Radda era una delle più ambite, tant’è vero che il repertorio annovera famiglie ben note quali Medici, Albizi, Corsini, Carnesecchi, Torrigiani o Firidolfi. Non mancano esempi di blasoni che hanno qualche pregio artistico, come quello di Giovanni de’ Medici, appartenente a un ramo minore della famiglia, che campeggia in copertina. Degne di nota alcune curiosità, quali l’annotazione da parte di Bartolomeo Carnesecchi, a margine dello scudo, della frase “Antonia amore”: nostalgia della donna rimasta in città, o fuoco improvviso acceso da una fanciulla del posto’
Chissà, il mistero rimane. Gustosa anche la lode in rima ai rinomati vini chiantigiani che Francesco da Cepperello lascia come benvenuto al proprio successore.
Nella seconda parte, curata da due giovani borsisti nell’ambito di un progetto pluriennale, vengono invece recensiti i “segni” (signa tabellionum) con i quali i notai al seguito degli ufficiali fiorentini rogavano tali deliberazioni. Si tratta di un repertorio di tutto rispetto, corredato da una puntuale schedatura a cura di Francesca Fumi Cambi Gado, che mette a disposizione dei ricercatori di storia e di araldica una documentazione preziosa per quanto poco conosciuta.
Data recensione: 06/07/2019
Testata Giornalistica: Corrispondenza
Autore: Michele Turchi