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Un grande storico dell’arte, e pure molto di più. Un intellettuale rigoroso quale non siamo più abituati a conoscere

A Pontassieve le opere della sua raccolta. Natali: «Firenze l’ha dimenticato, non lo meritava»

Un grande storico dell’arte, e pure molto di più. Un intellettuale rigoroso quale non siamo più abituati a conoscere. Le intenzioni sono chiare fin dal titolo dell’esposizione che inaugura oggi a Pontassieve. Carlo Ludovico Ragghianti. Storico dell’arte e intellettuale militante, opere dalla sua raccolta, espone fino al 30 giugno, nella sala delle Colonne del comune di Pontassieve, una scelta di opere dalla raccolta appartenuta a Ragghianti.
Artisti del Novecento che con lui coltivarono amicizia e rapporti professionali, un omaggio alla sua lucida figura «che coniugava etica, estetica e politica», sottolinea Antonio Natali, curatore della mostra insieme ad Adriano Bimbi e Rodolfo Ceccotti. La mostra chiude un ciclo quinquennale, che il comune di Pontassieve ha voluto nella sala delle Colonne. Dieci appuntamenti in cinque anni, una collana di cataloghi intitolata «Le colonne», edita da Polistampa e curata da Natali e Adriano Bimbi. «Una serie di esposizioni—ci spiega Natali — in cui abbiamo voluto dare spazio a giovani artisti, artisti fiorentini celebri, anche fotografi, artisti meritevoli che non trovano spazio a Firenze. Perché il comune di Pontassieve non è interessato alla griffe, e noi ancora meno. Così ci sembrava doveroso far riaffiorare la memoria di una personalità cosi importante come quella di Ragghianti. Che Firenze pare aver dimenticato e che non meritava questo oblio». Che Firenze sia stata e sia molto matrigna con Ragghianti è indubitabile. Protagonista del dibattito centrale alla ricostruzione postbellica, antifascista militante figlio di un antifascista, a soli quattordici anni fu vittima di una spedizione punitiva di picchiatori fascisti. Il padre decise così di farlo uscire dalla natia Lucca, per mandarlo a studiare a Firenze. Già con una formazione europea, fra Vienna e Svizzera, a Firenze stringe amicizia con Eugenio Montale. Poi ci sarà la Normale, con Gentile e Marangoni. Natali ha gioco facile nel sottolineare «l’impietoso paragone col presente, dove le ultime linee politiche producono inimmaginabili devastazioni al nostro patrimonio artistico. I musei ormai meri centri commerciali anziché luoghi di educazione e crescita culturale». Di Ragghianti ancora si favoleggia delle leggendarie stagioni della Strozzina, l’accanimento nel voler far abortire il suo Museo del Novecento, ma anche esposizioni che hanno segnato un’epoca. In mostra la prima sala espone pagine dal catalogo della epocale mostra Arte moderna in Italia 1915-1935. A cui doveva seguire Arte in Italia 1935-1955, mai realizzata da Ragghianti per la sua prematura scomparsa. Nella seconda sala vediamo esempi di arte africana e giapponese, oltre che dipinti e sculture a lui dedicate. Come un bellissimo Morandi che reca la dedica autografa dell’artista al critico, o un sorprendente nudo di Vangi, di una vitalità impattante. E De Pisis, Greco, Bueno e tanti altri.
Data recensione: 06/04/2019
Testata Giornalistica: Corriere fiorentino
Autore: Valeria Ronzani