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Gli aedi dello scontro di civiltà, gli strenui difensori della cultura giudaico - cristiana, tutti coloro che vedono nell’altro (in questo caso i mussulmani) solo un nemico - confermando

Gli aedi dello scontro di civiltà, gli strenui difensori della cultura giudaico - cristiana, tutti coloro che vedono nell’altro (in questo caso i mussulmani) solo un nemico - confermando l’antica e barbarica regola per cui l’abitante del rivo opposto non è un vicino ma appunto un rivale - dovrebbero soffermarsi a riflettere su quello che scrive sulla convivenza fra religioni e popoli diversi nel Mediterraneo un cristiano vero, Giorgio La Pira.
L’occasione è data dalla pubblicazione ieri da parte della Fondazione La Pira di una novantina fra lettere e documenti - quasi tutti inediti - del grande statista e religioso. In tali scritti, raccolti in un volume dal titolo Il grande lago di Tiberiade. Lettere di Giorgio La Pira per la pace nel Mediterraneo. 1954 - 1977. l’ex sindaco di Firenze , ispirato dai racconti evangelici, dove Gesù solcando il lago di Tiberiade apre la strada all’abbatimento di ogni barriera etnica pensò che anche il Mediterraneo potesse divenire lo strumento per il superamento delle divisioni tra i popoli e lo ribattezzò il «grande lago di Tiberiade». «È il mare ed è lo spazio - scrive La Pira in una lettera al presidente dell’egitto Nasser - di Gerusalemme, di roma, di Atene, di La Mecca, di Alessandria: non città museo, ma città-fontane, città-fari, città sante, città dalle quali zampillerà sempre, per tutte le generazioni, per tutti i secoli, per tutti i popoli, una luce inestinguibile di grazia e civiltà».
La grande attualità e lungimiranza del pensiero del pensiero lapiriano si manifesta soprattutto nelle missive ad Arafat. L’esponente democristiano è infatti uno dei primi a non identificarlo come un terrorista ma come leader di un movimento politico e necessario interlocutore per la costruzione della pace. «Ecco la soluzione chiara, semplice - scrive La Pira ad Arafat nel 1970 - bisogna invitare il popolo palestinese al negoziato tramite un suo rappresentante qualificato: Arafat. E su questo fatto costruire saldamente l’edificio della nuova missione di Ismaele e Israele avviati verso la comune politica mediterranea che avrà vaste e profonde ripercussioni nell’edificazione dell’europa e del mondo!».
Quando si dice saper guardare lontano
Data recensione: 28/09/2006
Testata Giornalistica: l’Unità
Autore: ––