Il volume qui recensito raccoglie i pochi scritti noti attribuibili a Carlo di Lorenzo degli Alberti, fratello (d’età maggiore) del grande umanista
Il volume qui recensito raccoglie i pochi scritti noti
attribuibili a Carlo di Lorenzo degli Alberti, fratello (d’età maggiore) del
grande umanista e teorico delle arti Battista o Leon Battista. Il curatore ne
pubblica i testi in edizione critica, corredandoli altresì di un significativo commento.
Nell’Introduzione (pp. 45-140) la figura e l’opera di Carlo vengono presentate
sul fondamento delle peraltro ben scarse notizie reperibili intorno alla sua
biografia. Il Martelli dapprima affronta e tenta di sciogliere alcuni nodi
della storia personale dell’autore soffermandosi sullo stretto rapporto,
soprattutto culturale, che con ogni evidenza legava i due fratelli Alberti, e
presenta e analizza poi i quattro scritti da lui nel séguito pubblicati: due
prose volgari in forma di trattatello, le Ephebie e l’Amiria, l’Epistola
anch’essa in volgare a Lorenzo Vettori e un Epigramma latino a Francesco
Ariosto. Per ciascun testo viene passata al vaglio la tradizione manoscritta e
a stampa, del resto tutt’altro che ricca: tanto l’Epistola quanto l’Epigramma
sono infatti trasmessi da un codice unico, rispettivamente il Laur. Gaddi 84
per la prima e il Vat. Ross. 1138 per il secondo, laddove disponiamo per
l’Amiria di tre testimoni, ossia i codici Barb. Lat. 4051, Magl. VIII 33 e II
IV 38 della Biblioteca Nazionale Centrale fiorentina (quest’último, il solo a
tramandarla integralmente), e di non più di due per le Ephebie, il Riccardiano
2608 e il Laur. Redi 54. Eccezion fatta per l’Epigramma, sinora inedito, il
Martelli si confronta doverosamente con le edizioni del Grayson (Leon Battista
Alberti, Opere volgari, A cura di Cecil Grayson, Bari, Laterza, voll. I-III,
1960-1973), limitatamente all’Epistola, e del Bonucci (Opere volgari di Leon Batt.
Alberti per lo più inedite e tratte dagli autografi, Annotate e illustrate dal
dott. Anicio Bonucci, Firenze, Tip. Galileiana, tt. I-V, 1843-1849 [sed
1844-1850?]). Il notevole scarto tra l’edizione Bonucci, che ancora attribuiva i
due trattatelli alla penna di Leon Battista, e quella ora licenziata dal
Martelli può dare la reale cifra del lavoro svolto da questi, che restituisce
finalmente ai testi una veste formalmente accurata e fedele, in conformità con
la tradizione superstite.
Un’approfondita analisi filologica consente al Martelli di eleggere il
testimone sul quale basare la propria edizione, di ricostruire ove necessario i
rapporti tra i codici e d’identificare, con le varianti d’autore, altresì gli
interventi operati sul testo delle Ephebie da Leon Battista – nel Ricc. 2608 si
rinvengono infatti notabilia, interpolazioni ed emendamenti a questi
riconducibili. L’Introduzione si chiude con una breve Nota al testo nella quale
il curatore enumera gli interventi, per lo piú di routine, operati sul testo
della propria edizione e informa che per le Ephebie, nella cui tradizione egli
rinviene due distinte redazioni, presenterà due fasce di apparato, una prima
fascia per le varianti redazionali e una seconda fascia (identica in tutti gli
altri testi) per quelle di tradizione.
Il testo critico dei quattro scritti occupa la parte centrale del volume (pp.
141-201), nel cui séguito immediato (a pp. 203-396) trova posto un abbondate
Commento, capillare fonte d’informazioni e d’analisi per ciascun testo. In esso
il Martelli provvede infatti a chiarire il significato di singole espressioni
della prosa di Carlo, ne illustra taluni fenomeni sintattici o grammaticali,
sottolineando anche a tal riguardo il debito contratto dall’autore nei
confronti del fratello, o evidenzia determinate peculiarità stilistiche, per
esempio il ritmo endecasillabico, di questo o quel segmento di testo. Assai
accurata risulta l’indagine delle fonti letterarie di Carlo Alberti,
soprattutto per quel che concerne i trattatelli. Le Ephebie e l’Amiria sono
opuscoli di carattere amoroso: la prima discute dell’amore in quanto sentimento
e passione, la seconda si presenta come un «manuale d’amore per fanciulle», una
sorta insomma di «magistra amoris», nel contempo affine e distinta
dall’Echatomphile di Leon Battista, di cui pur l’Amiria si dichiara apertamente
sorella. Il Martelli rintraccia con puntualità le fonti più o meno esplicite
che danno linfa al discorso amoroso di Carlo, partendo dai classici latini, e
da Ovidio in primis, e giungendo ai più vicini modelli costituiti dal Boccaccio
e, soprattutto, dal fratello Leon Battista, figura onnipresente entro lo spazio
creativo e culturale del minor Alberti.
In calce, il volume accoglie quattro diversi, indispensabili indici (dei
Manoscritti e dei documenti d’archivio, delle Opere di Leon Battista Alberti,
Linguistico e dei Nomi e dei luoghi, pp. 399-422).
Data recensione: 01/01/2017
Testata Giornalistica: La Rassegna della Letteratura Italiana
Autore: Marco Antonio Costantino