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Una visione di politica estera non sempre condivisa nemmeno dal vertice del suo partito: La Pira se ne duole in due lettere a Papa Giovanni XXIII del 4 e 29 gennaio

Lettere di pace a Nasser, Arafat, Papa Giovanni XXIII
27-09-2006 16:42
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Firenze, 27 set. (Apcom) - 71 lettere e 25 altri documenti tra discorsi, interventi e articoli quasi tutti inediti, firmati da Giorgio La Pira: li ha raccolti Marco Pietro Giovannoni nel nuovo libro "Il grande lago di Tiberiade. Lettere di Giorgio La Pira per la pace nel Mediterraneo. 1954-1977", della casa editrice fiorentina Polistampa. Le lettere dello statista, religioso, ed ex sindaco di Firenze, rappresentano la testimonianza della sua azione per la pace in Medio Oriente. Tra i documenti portati alla luce, una lettera al presidente egiziano Nasser del 22 febbraio 1958, in cui La Pira parla della propria visione teologica e politica, e del proprio personale punto di vista sul ruolo dei tre monoteismi, in particolare dell’Islam. Il suo primo approccio con Nasser risaliva alla crisi di Suez, quando prende prontamente le distanze dai governi inglese e francese e, appoggiato anche da Amintore Fanfani, lancia un segnale di solidarietà al presidente egiziano, con coraggio e obiettivi di pace. Le missive di La Pira ad Arafat, anche queste inedite, documentano invece come egli sia stato uno tra i primi a non identificarlo come un terrorista, ma come leader di un movimento politico e necessario interlocutore di un progetto di pace: "Ecco la soluzione chiara, semplice - gli scrive, il 19 novembre 1970 - bisogna invitare il popolo palestinese al negoziato, attraverso il suo rappresentante qualificato: Arafat. Certo: bisogna partire dal fatto della esistenza storica e politica dei tre lati del triangolo (da mihi factum, dicevano i giuristi romani): e su questo fatto costruire saldamente l’edificio della nuova storia, della nuova politica, della nuova missione di Israele e di Ismaele insieme avviati verso la comune politica mediterranea (liberata dalla "ipoteca dei grandi") che avrà vaste e profonde ripercussioni nella edificazione dell’Europa e del mondo!". Una visione di politica estera non sempre condivisa nemmeno dal vertice del suo partito: La Pira se ne duole in due lettere a Papa Giovanni XXIII del 4 e 29 gennaio 1960, entrambe inedite, dove lo statista dà la sua valutazione sulle vicende interne alla Democrazia Cristiana, accusandola di non aver seguito la politica estera di Fanfani da lui condivisa.
Data recensione: 27/09/2006
Testata Giornalistica: APcom
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