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Un Mediterraneo come centro di pace, in cui possano convivere le tre grandi religioni monoteiste: cristianesimo, islamismo ed ebraismo. È la speranza tratteggiata

(ASCA) - Firenze, 27 set - Un Mediterraneo come centro di pace, in cui possano convivere le tre grandi religioni monoteiste: cristianesimo, islamismo ed ebraismo. E’ la speranza tratteggiata da Giorgio La Pira, in una lettera inviata il 22 febbraio 1958 al presidente egiziano Nasser. Scriveva La Pira: ’’Pensate: il Mediterraneo - nel quale si ’bagnano’ le nazioni ed i popoli storicamente e culturalmente e religiosamente piu’ vitali della terra: nazioni a civilta’ cristiana, musulmana, ebrea - puo’ diventare, davvero, se pacificato, lo spazio piu’ luminoso della terra!’’ Questa e altre lettere del ’sindaco santo’ di Firenze sono contenute in un volume (’Il grande lago di Tiberiade. Lettere di Giorgio La Pira per la pace nel Mediterraneo. 1954-1977’, edito da Polistampa) in cui Marco Pietro Giovannoni raccoglie 71 missive e 25 documenti tra discorsi, interventi e articoli, per la maggior parte inediti. In quella stessa lettera a Nasser, La Pira delinea la propria visione teologica e politica individuando il ruolo delle tre religioni nella storia, e parlando in particolare dell’Islam: ’’La storia e’ in ’ripresa’. Cosi’ io vedo, cosi’ io comprendo, la rinascita araba e l’ inserzione della nazione araba nella storia odierna: come parte essenziale di questa ’ripresa dell’azione di Dio nella storia! Dobbiamo unirci: il fondo delle tre civilta’ monoteistiche e’ costituito dallo stesso mistero divino. Tutte e tre insieme esse sono destinate a far rifiorire questo misterioso e prestigioso mare mediterraneo, una civilta’ di alto livello religioso, culturale, sociale e politico’’. Le lettere di La Pira ad Arafat, anche queste inedite, documentano invece come egli sia stato uno tra i primi a non identificarlo come un terrorista, ma come leader di un movimento politico e necessario interlocutore di un progetto di pace: ’’Ecco la soluzione chiara, semplice - scrive La Pira al leader palestinese il 19 novembre 1970 - bisogna invitare il popolo palestinese al negoziato, attraverso il suo rappresentante qualificato: Arafat. Certo: bisogna partire dal fatto della esistenza storica e politica dei tre lati del triangolo (da mihi factum, dicevano i giuristi romani). E su questo fatto costruire saldamente l’edificio della nuova storia, della nuova politica, della nuova missione di Israele e di Ismaele insieme avviati verso la comune politica mediterranea (liberata dalla ’’ipoteca dei grandi’’) che avra’ vaste e profonde ripercussioni nella edificazione dell’Europa e del mondo!’’. Le iniziative in campo internazionale di La Pira non sempre sono pero’ condivise dal suo partito e di questo lo stesso La Pira si lamenta in due lettere (inedite) inviate a Papa Giovanni XXIII il 4 e 29 gennaio 1960 e in cui il sindaco di Firenze da’ la sua valutazione sulle vicende interne alla Democrazia Cristiana, accusandola di non aver seguito la politica estera di Fanfani, da lui condivisa. afe/mcc/rs (Asca)
Data recensione: 27/09/2006
Testata Giornalistica: ASCA
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