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Solo una parte del volume, la prima, è in realtà dedicata a Pietro Bastogi (La vita e le opere di Pietro Bastogi nell’Italia pre e post-unitaria

Solo una parte del volume, la prima, è in realtà dedicata a Pietro Bastogi (La vita e le opere di Pietro Bastogi nell’Italia pre e post-unitaria, tra Livorno, Firenze e Torino), in quanto le altre due trattano due temi diversi e molto più ampi: Capitali, capitalista, capitalismo e anticapitalismo nella storia e nella teoria economica e Lineamenti di storia economica italiana dal XVIII al XIX sec. e dei rapporti fra Firenze e Livorno dal XV al XIC sec.
“Patriota, letterato, finanziere, industriale, ministro”, così fu definito Bastogi nella commemorazione che si tenne al Senato il giorno dopo la sua scomparsa, avvenuta a Firenze il 21 febbraio 1899. Nato a Livorno nel 1808, ha attraversato praticamente tutto l’Ottocento dall’età napoleonica alla crisi di fine secolo e la sua attività, che travalica i confini delle due città toscane, lo ha visto impegnato nel Granducato lorenese, nel Risorgimento, nell’unità nazionale, nella difficile costruzione dello Stato postunitario. In questo lungo periodo si compie anche il passaggio dalle idee democratiche – fu “cassiere” della Giovani Italia di Mazzini, di cui diffuse i programmi a Livorno e Pisa – a posizioni moderate che lo portarono ad essere il primo ministro delle Finanze del Regno d’Italia con Cavour e poi col suo successore Bettino Ricasoli.
Una figura di primissimo piano nelle vicende nazionali non soltanto politiche, ma anche economiche e finanziarie, dagli investimenti commerciali e marittimi della ditta paterna al settore assai più delicato e complesso degli investimenti creditizi e finanziari in campo sia privato che pubblico già dai tempi di Leopoldo II, quando grazie anche ai rapporti con i grandi banchieri stranieri come i Rothschild di Parigi, divenne “il banchiere del Granduca”. Per non parlare delle misure di risanamento finanziario e di riordinamento tributario – dall’unificazione dei debiti degli Stati preunitari alla creazione del Gran Libro del Debito Pubblico, all’“imprestito di 500 milioni” – intraprese da ministro alla convinzione di attuare un programma di sviluppo delle opere pubbliche e delle infrastrutture civili per incrementare i traffici e le attività economiche. Queste lo videro direttamente impegnato nella nascita della “Società italiana per le strade ferrate meridionali”, una delle prime grandi imprese italiane, quando, caduto il governo Ricasoli nel marzo 1862, tornò agli affari con operazioni talvolta spregiudicate e poco trasparenti. Bastogi appare dunque un moderno capitalista, a cui è stato spesso contrapposto il concittadino e avversario politico Domenico Guerrazzi.
Ma come va inteso il suo capitalismo? Per rispondere, ecco che l’Autore ripercorre il dibattito sul capitalismo, confrontando le diverse teorie, le interpretazioni avanzate da Gramsci e Rosario Romeo sullo sviluppo economico italiano, nonché le realtà di Firenze e Livorno dal XVIII secolo alla fine dell’Ottocento, con la città labronica simbolo del confronto ottocentesco capitalismo-anticapitalismo.
Il merito principale del lavoro di Iacoponi sta proprio nel richiamare l’attenzione su un personaggio centrale della nostra storia unitaria, sulla quale da troppo tempo era sceso il silenzio della storiografia.
Data recensione: 01/03/2019
Testata Giornalistica: Sise Newsletter
Autore: Daniela Manetti