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«Robertino! Caro, carissimo, che bello essere qui con te oggi!», dice Raina Kabaivanska, sublime soprano, mentre abbraccia Roberto Capucci all’inaugurazione

L’intervista. Roberto Capucci: «Questa città è più bella e riservata di Roma»

«Robertino! Caro, carissimo, che bello essere qui con te oggi!», dice Raina Kabaivanska, sublime soprano, mentre abbraccia Roberto Capucci all’inaugurazione della mostra all’Andito degli Angiolini di Palazzo Pitti «Capucci Dionisiaco», 72 disegni del Maestro dell’alta moda tutti a matita colorata e di grande formato per costumi da teatro al maschile. Una assoluta rarità per il couturier che ha sempre vestito le donne in modo magnifico coi suoi abiti scultura che hanno incantato e continuano ad incantare il mondo ma mai prima d’ora aveva mostrato la sua idea dell’uomo contemporaneo. Disegni che ammaliano e stordiscono per originalità e che mostrano il lato del grande artista che è in Capucci come ha sottolineato Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi che ha voluto questa esposizione che è aperta al pubblico fino al 14 febbraio.
Signor Capucci come si sente oggi a Firenze?
«Mi sento felicissimo - risponde Roberto in uno dei suoi 12 cappotti di tessuto Casentino, 87 anni portati con perfetta leggerezza e charme – perché questa città mi ha cullato, fatto conoscere al mondo quando avevo solo 21 anni e debuttai alle sfilate organizzate da Giovan Battista Giorgini».
E oggi cosa prova qui a Palazzo Pitti?
«Le stesse emozioni del defilé del 1952 in Sala Bianca, io giovane debuttante sconosciuto eppure fortunatissimo. Oggi questa mostra di nuovo in questa reggia è un punto di arrivo, uno snodo affettivo emozionante e sono molto grato a Eike Schmidt di averla voluta, alla Fondazione Cassa di Risparmio di averla sostenuta, con l’Accademia degli Infuocati presieduta da Alessandro Berti, con la casa editrice Polistampa per il catalogo con Mauro e Antonio Pagliai, con la Fondazione Eduardo De Filippo con Carolina e Tommaso Rosi».
Cosa ricorda di quei giorni lontani della prima Sala Bianca?
«Le lacrime che versai quando seppi che Emilio Schubert aveva scoperto che Giorgini voleva farmi sfilare a fine manifestazione. Una modella, Luciana Angiolillo, aveva parlato e i grandi nomi alzarono le barricate. Io piangevo, impaurito per i miei 21 anni, e Giorgini mi consolò dicendo: a tutto c’è rimedio, intanto vesta mia moglie e le mie due figlie poi si vedrà. E infatti mi fece debuttare un po’ in sordina e fuori calendario, come diremmo oggi, ma tutti mi applaudirono e Oriana Fallaci mi fece la prima intervista».
Le piace ancora Firenze?
«Moltissimo, la trovo non solo bella, ma più riservata di Roma, qui ci si veste meglio, io non amo proprio certe trasgressioni nel vestire».
E poi la Fondazione Capucci ha sede qui a Villa Bardini...
«Sì, ho voluto che Firenze custodisse i pezzi più belli del mio lavoro. Già nel 1990 mi dedicarono una grande mostra a Palazzo Strozzi, la prima di una lunga e preziosa serie nel mondo».
Data recensione: 09/01/2018
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Eva Desiderio