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«Molte cose di me non le conosco. Appena ne avrò preso consapevolezza non mancherò di ammetterle anche a voi tutti» confessa. Le cose che invece sa già Drusilla Foer

Il 31 dicembre la signora dello spettacolo va in scena con «Eleganzissima». Un recital tra humor, malinconia e musica rigorosamente dal vivo. A gennaio «L’Acqua Cheta» nella versione della Compagnia delle Seggiole

«Molte cose di me non le conosco. Appena ne avrò preso consapevolezza non mancherò di ammetterle anche a voi tutti» confessa. Le cose che invece sa già Drusilla Foer le racconterà al Teatro Niccolini di Firenze la sera del 31 dicembre (ore 20) nello spettacolo Eleganzissima. L’icona di stile e musa di grandi fotografi, acclamata in Strafactor, racconterà spassosi aneddoti e ricordi della sua vita straordinaria vissuta tra la Toscana, Cuba, l’America e l’Europa, piena di incontri con personaggi famosi e amicizie fuori dal comune, con un tocco di humour e un pizzico di malinconia. Nel recital da lei scritto e interpretato, sarà accompagnata dalla band formata dal maestro Loris di Leo al pianoforte, che ha curato anche gli arrangiamenti dello spettacolo, Nico Gori ospite speciale al clarinetto e al sax, Ettore Bonafè al vibrafono e percussioni e Nico Vemuccio al contrabbasso. I musicisti scandiranno le tappe di questo viaggio autobiografico, fra il reale e il verosimile con una scaletta che, oltre a I Will Survive, va da Lelio Luttazzi a Jobim passando attraverso le indimenticabili canzoni di Amy Winehouse, Giorgio Gaber, Enzo Iannacci, David Bowie, Don Backy, fino a perle più nascoste come ‘A vucchella di Tosti/D’Annunzio, ognuno legato a episodi specifici dell’esistenza avventurosa di Madame Foer.
Il Teatro Niccolini saluta così con l’elegante, irriverente, tagliente Drusilla il 2017. E prepara la stagione 2018 con uno dei capisaldi del vernacolo fiorentino, L’acqua cheta. Il capolavoro di Augusto Novelli, qui nella versione della Compagnia delle Seggiole, andrà in scena dal 3 al 7 gennaio, a 110 anni dal primo debutto: fu rappresentata infatti per la prima volta al Teatro Alfieri di Firenze nel gennaio del 1908 e fu replicata per 26 sere consecutive, dando il via alla rinascita del teatro dialettale fiorentino. Da allora la piece ha avuto innumerevoli rappresentazioni, sia come lavoro in prosa, sia come operetta (l’adattamento musicale di Giuseppe Pietri è del 1920) e ha subito un’evoluzione che ne ha modificato notevolmente la forma, il linguaggio e la stessa gerarchia dei personaggi, dando vita così a tante e diverse Acqua Cheta. «Abbiamo voluto andare su due estremi – commenta il direttore del Teatro della Toscana Marco Giorgetti – È la fase di passaggio e a gennaio annunceremo il nostro progetto speciale». Un progetto all’insegna dei giovani. Intanto dal 10 al 18 febbraio prima nazionale (inizialmente prevista al Teatro Studio di Scandicci) di Prigionia di Alekos di Sergio Casesi, vincitore del Premio Pergola per la nuova drammaturgia.
Data recensione: 28/12/2017
Testata Giornalistica: Corriere fiorentino
Autore: Ivana Zuliani