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Non ci sono santi, quando si tratta dell’eterno femminino l’immaginario maschile casca sempre lì, vergine o puttana, non ci si muove. Baudelaire ci prova a darci

Una mostra la racconta attraverso opere del Simbolismo e dell’Art Nouveau

Non ci sono santi, quando si tratta dell’eterno femminino l’immaginario maschile casca sempre lì, vergine o puttana, non ci si muove. Baudelaire ci prova a darci una giustificazione, ma non ci convince: «La donna è fatalmente suggestiva; lei vive di un’altra vita, oltre alla propria; vive spiritualmente nelle fantasie che lei stessa ossessiona e feconda» (da «I paradisi artificiali»). Questo non toglie che la mostra, a ingresso libero, in corso a Sesto Fiorentino fino al 28 maggio (Centro espositivo Antonio Berti, via Bernini 57, e La Soffitta Spazio delle Arti c/o Circolo Arci di Colonnata, Piazza M. Rapisardi 6) sia magnetica e bellissima.

Incisioni, manifesti, illustrazioni
Vivendo della fascinazione profonda dei canoni estetici di Simbolismo e Art Nouveau, ideale prosecuzione dell’altra memorabile esposizione del 2014 dedicata a Max Klinger e all’incisione simbolista mitteleuropea, «La vergine e la femme fatale. L’eterno femminino nell’immaginario grafico del Simbolismo e dell’Art Nouveau», espone oltre 300 fra incisioni, litografie, manifesti, illustrazioni fra ‘800 e ‘900. Sono 122 gli artisti documentati, provenienti da tutta Europa. Per la prima volta in Italia abbiamo opere di Georges de Feure, con un saggio in catalogo di colui che lo ha riscoperto, Ian Millman. Motore primo di tutto questo è Emanuele Bardazzi, curatore di mostra e catalogo (con la collaborazione di Giulia Ballerini e M. Donata Spadolini). Le opere provengono quasi tutte dalla sua collezione, che vanta qualche centinaio di pezzi. Segno di un destino incombente, la «photogravure» acquarellata riprodotta nelle locandine e nella copertina del catalogo, «L’etoile polaire», firmata da Luis Ricardo Falero nel 1886, è quella che Bardazzi definisce la sua stampa numero zero, comprata all’età di 19 anni.

Inquietudini maschili
Sensualità, decorativismo, inconscio, ego, il classicismo accademico e il profumo di Oriente, ma anche Salome e Gabriele D’annunzio. E poi decadentismo, simbolismo, Art Noveau, psicoanalisi ed esoterismo, sono i poli in cui si esprime l’ossessione dell’arte di fine secolo per quella femmina madonna o cortigiana. A dare corpo alle inquietudini maschili, quelli sono anche gli anni in cui iniziano a palesarsi le istanze di emancipazione femminile. Che ci fosse un problema (lo stesso di oggi, anche se un po’ di strada, poca, è stata fatta) lo dimostra il fatto che in tanta ricchezza di creatività maschile, solo tre sono le artiste donne presenti in mostra: la svedese Tyra Kleen, che ebbe modo di frequentare anche l’atelier di Max Klinger, Mary Golay, nativa di Ginevra e celebre per le sue opere floreali e per una serie di soggetti femminili famosi in Francia e Svizzera. Infine Jeanne Jacquemin, parigina di Pigalle, pittrice, disegnatrice e grafica. Il bellissimo catalogo edito da Polistampa si candida, come già quello dedicato a Max Klinger, a vero repertorio per la cultura figurativa del periodo. Compresi gli apparati con le biografie dei 122 artisti provenienti da tutta Europa.
Data recensione: 25/05/2017
Testata Giornalistica: Corriere fiorentino
Autore: Valeria Ronzani