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Il colore scivola sulla masonite del supporto e una trentina di ritratti emergono dal groviglio diluito della sua pennellata. È la galleria di interlocutori immaginari che il pittore fiorentino

Il colore scivola sulla masonite del supporto e una trentina di ritratti emergono dal groviglio diluito della sua pennellata. È la galleria di interlocutori immaginari che il pittore fiorentino Manfredi viene proponendo alla mostra ‘Manfredi. Autobiografia della memoria’, inauguratasi ieri nello spazio espositivo dell’Archivio di Stato in viale Giovine Italia. Letterati, musicisti, liberi pensatori del passato, stesso formato, stessa tecnica, in un ‘caleidoscopio di sguardi e fisionomie, caratteri e tracce emotive’. Il nostro sguardo scorre così lungo una carrellata di autori che Manfredi ha sempre amato e che hanno ispirato la sua più recente produzione pittorica, volta a suggerire una sorta di ‘autobiografia mentale’, fra opere e idee che hanno segnato la sua formazione, fino ad accompagnarlo alla soglia dei suoi splendidi ottant’anni. Fra i dipinti esposti anche tre grandi paesaggi, laddove, sul rigido supporto, i gialli e i rossi autunnali si arruffano di un vento di sottobosco, memorie di un Mugello dove si è ritirato a vivere e lavorare. Alla mostra, organizzata da Eventi Pagliai in collaborazione con l’Archivio di Stato e il Gabinetto Viesseux, si accompagna un volume edito da Polistampa, ‘Manfredi. Ritratti e aforismi’, in cui, oltre ad essere riprodotte le opere esposte, si appuntano pensieri e riflessioni, una sorta di ‘saggezza in pillole’ di Manfredi stesso e di celebri autori. Fino al primo ottobre, tutti i giorni a ingresso gratuito, dalle 10 alle 19, la domenica dalle 10 alle 13.
Data recensione: 09/09/2006
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Raffaella Marcucci