chiudi

Lo sfogli e sembra una guida. Lo leggi e ti sembra un romanzo. Ci rifletti e scopri di aver letto un saggio storico di spessore. Il nuovo libro di Cinzia Bartolozzi e Annalisa Marchi

Lo sfogli e sembra una guida. Lo leggi e ti sembra un romanzo. Ci rifletti e scopri di aver letto un saggio storico di spessore. Il nuovo libro di Cinzia Bartolozzi e Annalisa Marchi dedicato alla Calvana è molte cose in una. Lo si capisce subito dalle prime pagine, con una sequenza di foto aree che ti portano in picchiata al cuore del libro, quel luogo magico e pieno di contraddizioni che è la Calvana, un monte così insignificante se lo guardi dalla Piana, così affascinante se hai la fortuna di poterla visitare. Le due autrici, coadiuvate da alcuni camei di una storica penna pratese come quella di Umberto Mannucci, riescono a condurci per mano lungo un percorso ideale che non lascia niente al caso. Si parte dai luoghi, dai personaggi e dai loro intrecci, con la saga della famiglia Buonamici che per secoli lega il proprio nome a questi luoghi fatti di prati e case di pietra, di colline e dure strade sassose. E poi eccoli i protagonisti di una civiltà millenaria ormai quasi tramontata: i contadini con i loro poderi che punteggiano le colline intorno alle grandi fattorie, autentiche stelle polari di un sistema che ruotava tutto intorno al lavoro di questi uomini. Contadini che adesso ti guardano dritto negli occhi da quelle foto che li ritraggono tutti insieme in posa nell’aia con dei cappellacci abbassati sulla fronte e dei gran covoni di grano intorno: gente poco abituata a stare davanti all’obbiettivo, gente abituata a lavorare sempre, anche quano dormiva. Contadini che iniziarono presto a trasformarsi in operai in quelle fabbriche ammucchiate lungo il corso tortuoso del Bisenzio, il fiume linfa vitale di un distretto industriale tra i più precoci d’Italia. Già perché la Calvana, Sofignano e gli altri borghi che sorgono in queste zone sono stati insieme paesi agricoli e protoindustriali, hanno visto i loro uomini e le loro donne accudire le bestie e saper gestire un telaio. Come la Calvana che sa essere una montagna brulla e ridente, sa accoglierti come nessuno e mandarti all’inferno. Il volume si conclude con un impedibile glossario, un campionario di parole desuete che per secoli sono echeggiate nelle nostre case come nei grani prati della Caldana; tutte parole da riscoprire, dalla “a” di “aumentare” alla “z” di “zingo”.
Data recensione: 06/09/2006
Testata Giornalistica: InToscana.it
Autore: ––