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La storia della Protezione Civile è una storia italiana. Perché l’Italia è il paese a maggior rischio sismico e vulcanologico in Europa, e perché il Bel Paese è «tra i primi Paesi

La storia della Protezione Civile è una storia italiana. Perché l’Italia è il paese a maggior rischio sismico e vulcanologico in Europa, e perché il Bel Paese è «tra i primi Paesi al mondo per perdite di vite umane e per danni economici da catastrofi naturali». E ancora, il dissesto del nostro territorio, il degrado delle nostre coste, il pericolo gravissimo cui sono sottoposti quasi tutti i comuni della penisola sono evidenti, e sono ricordati tragicamente dalla cronaca degli ultimi mesi. Per anni, la parola prevenzione non è esistita nel vocabolario di una politica che alla lungimiranza dei progetti ha sempre preferito la gestione del quotidiano. Così, la costruzione di un organismo efficiente di protezione civile ha rappresentato  per decenni l’unica risposta sello Stato ad una condizione di emergenza che in realtà è più ordinaria che straordinaria. Per quanto insufficiente, la Protezione Civile italiana è un’organizzazione eccellente. Lo riconosce Erasmo D’Angelis, con il suo ultimo libro Italiani con gli stivali (Edizioni Polistampa) che è innanzitutto un omaggio alla struttura e soprattutto alle persone,donne e uomini, che hanno dimostrato in mille occasioni la loro competenza e la loro abnegazione.
È la storia, scrive D’Angelis, la testimone della fragilità del nostro Paese. Il libro ripercorre duemila anni di storia di catastrofi naturali nella penisola dei grandi rischi, dall’eruzione di Pompei all’ultima frana nel messinese. Dal 63 a.C. con la citazione del Cicerone, nella terza orazione contro Catilina, di uno sciame sismico nella zona di Spoleto, al violentissimo terremoto che nel 1968 devastò la Valle del Belice nella Sicilia occidentale provocando370 vittime. Passando per la bomba sismica che fece saltare tutto il Friuli nel 1976, quando il bilancio fu addirittura di 989 vittime, per arrivare al terribile 24 agosto dello scorso anno, che ha colpito il cuore del nostro paese mettendo in ginocchio tre regioni. Basta sfogliare l’elenco delle catastrofi naturali da Erasmo D’Angelis per rendersi conto che viviamo in un paese estremamente fragile,reso ancora più vulnerabile dal clima che cambia.
A questa fragilità lo stato ha risposto con la creazione di una struttura straordinaria, organizzata in modo originale rispetto agli esempi di altri paesi, dove la Protezione Civile è un corpo a sé, con i suoi mezzi e i suoi effettivi. Da noi, invece, intorno a un nucleo centrale fatto di eccezionali competenze, c’è il contributo offerto da diversi corpi dello Stato, dai Vigili del Fuoco all’Esercito, e dai volontari, capaci di mobilitarsi in brevissimo tempo e di offrire il sostegno che abbiamo visto dispiegarsi in tante occasioni per poi tornare a tacere in attesa di essere richiamato, come una fisarmonica.
L’orgoglio per “i nostri eroi” della protezione Civile, però, non distoglie Erasmo D’Angelis dal sottolineare che occorre anche altro: progetti di prevenzione dei rischi, capacità di auto-protezione dei cittadini, consapevolezza e lungimiranza. Anche questo libro è un contributo verso questo obiettivo.
Data recensione: 08/02/2017
Testata Giornalistica: L’Unità
Autore: Francesca Santolini