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Vive da oltre trent’anni nei boschi del Mugello in Toscana, in una casa-studio in legno che è costruito personalmente, per sfuggire alle frivolezze e alla mondanità. A

In mostra a Firenze dal 9 settembre

FIRENZE Vive da oltre trent’anni nei boschi del Mugello in Toscana, in una casa-studio in legno che è costruito personalmente, per sfuggire alle frivolezze e alla mondanità. A settembre però l’artista Manfredi, quasi ottantenne, sospenderà il suo esilio volontario per inaugurare una sua rara mostra, «Manfredi. Autobiografia della memoria» allestita dal 9 settembre al primo ottobre all’Archivio di Stato di Firenze. Sono esposti 30 ritratti di celeberrimi personaggi delle arti, della letteratura, della musica e della filosofia che con le loro opere e il loro pensiero hanno ispirato il maestro fiorentino. Tra questi, tutti realizzati con la tecnica dell’ acrilico su masonite in formato 120x130 centimetri, ci sono personaggi come Bach e Tolstoj, Cechov e Dostoevskij, fino all’amica Margherita Hack dalle cui opere Manfredi ha tratto emozioni e stimoli creativi. Oltre ai ritratti ci saranno anche quattro grandi acrilici «fuori tema» con il bosco come leitmotiv. Manfredi Lombardi, nato a Firenze nel 1927, ha sempre voluto identificarsi solo col primo nome. Nel capoluogo toscano ha fondato nel 1960 la Nuova Corrente insieme Xavier Bueno, Sirio Midollini, Leonardo Papasogli, Bruno Pecchioli, Giuliano Pini e Piero Tredici. Si definisce «post-macchiaiolo», ma è anche un personaggio dal profilo romantico: basta osservare i suoi ritratti di personalità dell’epoca, caratterizzati da un fondo molto scuro in cui dà risalto soprattutto ai volti investendoli di luce. La sua arte è figurativa e trae ispirazione soprattutto dalle emozioni che i soggetti gli trasmettono nel profondo. Ciò che lo caratterizza, oltre alle indubbie capacità raffigurative, è il suo andar controtendenza, il fatto di non aver mai ceduto, non essersi lasciato trascinare dalla corrente, continuando a vivere con coerenza. Non per nulla ha scelto di abitare, dal 1975, in una baita nel Mugello, come un asceta, con la sola compagnia della moglie, continuando comunque a lavorare, per sfuggire alle delusioni della città frivola e mondana e alle imposizioni del mercato artistico. È solo su pressione di un mecenate straniero, suo appassionato collezionista, che Manfredi ha concesso di manifestarsi al pubblico dopo svariati anni.
Data recensione: 19/08/2006
Testata Giornalistica: Il Piccolo di Trieste
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