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Alla signora Jeanne, quando parla del «suo» Giannino, le si inumidiscono gli occhi. «È questo che mio marito avrebbe voluto - dice - di lasciare

Donate circa 200 opere. In Galleria anche i ritratti a penna di Primo Conti

Alla signora Jeanne, quando parla del «suo» Giannino, le si inumidiscono gli occhi. «È questo che mio marito avrebbe voluto - dice - di lasciare al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi di Firenze, la sua patria spirituale, la sua collezione. E io, personalmente, sono felice che le sue opere trovino definitiva collocazione qui, nella votra bella Galleria». COn la semplicità di chi esprime anche con i sensi l’emozione di un atto, la vedova di Giannino Marchig ha donato all’istituzione diretta da Marzia Faietti, circa 200 opere tra disegni, incisioni, taccuini, quaderni. Nato nel 1897 a Trieste, Marchig con lo scoppio della prima guerra mondiale si trasferì con la famiglia a Firenze. Qui avvenne la sua maturazione artistica così come emerse il suo avvicinamento al misticismo e alla spiritualità belga. È il periodo delle peregrinazioni in lungo e in largo in Toscana, delle visite a Siena, Pisa e Volterra di cui rimangono tracce indelebili in bellissimi disegni. Durante gli anni ’20 è protagonista a Firenze (lavora in un laboratorio ricavato nella navata di una chiesa sconsacrata sul Lungarno Guicciardini), mentre nel decennio successivo si dedica ai ritratti. Poi un’altra svolta: nel ’39 abbandona la pittura per dedicarsi al restauro, allo studio di materiali e tecniche per lo scopo. Questa attività lo porterà in giro per il mondo e sarà durante un viaggio in Svizzera che conoscerà Jeanne, una giovane pittrice che sarà prima allieva e poi moglie di Marchig. «Insieme abbiamo trascorso 30 anni splendidi - ha detto la vedova - e non m’importava se c’erano tanti anni di differenza. A noi interessava vivere il presente». E in questo Firenze ebbe un ruolo basilare. La donazione di disegni, dipinti e incisioni di Marchig agli Uffizi è stata non solo fortemente ricercata dalla direttrice Marzia Faietti, ma resa possibile grazie all’intervento di Carlo Sisi, direttore dell galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti. E oggi, nella Sala del Camino degli Uffizi, è visibile un «assaggio» di ciò che Marchig ha lasciato a Firenze. La presentazione della donazione dell’artista giuliano, è stata anche l’occasione per presentare alcune recenti acquisizioni del Gabinetto Disegni e Stampe. In particolre, il patrimonio dell’istituto si è arricchito di tre nuovi ritratti a penna e inchiostro di Primo Conti dedicati a Nello Tarchiani, a Plinio Nomellini e a Edoardo Gordigiani. La direttrice Faietti ha poi presentato un delizioso gouache dell’artista secentesco Giovanni Andrea De Ferrari raffigurante Giacobbe chiede la mano di Rachele a Labano, e costituente la prima vera opera di De Ferrari agli Uffizi, giacché le altre, come ha sottolineato Faietti, sono attribuzioni discusse. C’è poi una bellissima Testa di ragazzo moro di Vincenzo Gemito, artista partenopeo.
Data recensione: 27/06/2006
Testata Giornalistica: Il Giornale della Toscana
Autore: Marco Ferri