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Francesco Luti è il giovane autore di Millepiedi, romanzo di formazione, appena uscito nelle librerie, edito da Polistampa. Nato a Firenze nel 1970, fin da giovanissimo

Francesco Luti il giovane scrittore fiorentino che ha fatto il tipografo e il portiere d’albergo racconta in un romanzo il “mitico” quartiere di Campo di Marte. Dallo stadio Franchi all’Irlanda.

Francesco Luti è il giovane autore di Millepiedi, romanzo di formazione, appena uscito nelle librerie, edito da Polistampa. Nato a Firenze nel 1970, fin da giovanissimo si dedica ai lavori più disparati come il fattorino, tipografo, portiere d’albergo, ma anche praticante in studi legali e collaboratore con periodici e riviste.
Una laurea in Giurisprudenza e una in Lingue e Letterature straniere all’Università di Firenze. per mantenersi come scrittore si dedica alla traduzione letteraria, in special modo di poesia, diventando nel giro di dieci anni uno dei traduttori di riferimento dei principali poeti contemporanei di lingua spagnola, portoghese e catalana.
Metropoli ha incontrato questo precoce e dotato scrittore fiorentino, dalle inconsuete abitudini, che ha già insegnato in Spagna e in Brasile, a cui piace trascorrere parte dell’anno in Irlanda, dove trova la tranquillità per concentrarsi nella sua attività di scrittore; a cui piace inoltre considerarsi un po’ cittadino del mondo, anche se parte del suo romanzo lo ha ambientato proprio a Campo di Marte, quartiere dove lui ha vissuto.
«Mi preme sottolineare - ci racconta Francesco - che questo mio primo romanzo, che porta il titolo di Millepiedi e che ho voluto che fosse presentato al Museo del Calcio di Coverciano, non è esattamente un romanzo sul calcio. Ci sono sì degli spunti e delle connessioni continue che corrono sul tema del calcio, ma i millepiedi del titolo non sono piedi di calciatori, ma di donne. Tutte quelle donne che Giovanni Alis, protagonista del libro, incontra lungo circa un ventennio, e che come dice Antonio Tabucchi, ha “un passaggio di stagione dall’età giovanile all’età matura”. L’occhio del narratore è come un mirino capace di cogliere dettagli, accompagnati dalla narrazione di numerosi microeventi, che scorrono nella vita di questo ragazzo desideroso di fare nuove esperienze. Il mio non è un libro propriamente autobiografico - continua Luti - anche se è ambientato nel quartiere di Campo di Marte e Coverciano, dove sono nato e vissuto, e che considero una sorta di quartiere paesaggio, mitico, ma altempo stesso reale. Mi piace considerare questo libro scritto su basi personali, una sorta di trasposizione che ti porta a inventare sulla memoria. Ho voluto raccontare la difficoltà dei giovani di oggi di trovare la loro strada, distratti continuamente dalle tante attrazioni che il mondo oggi, con la sua velocità, ci sottopone costantemente, senza che neanche ce ne accorgiamo, confondendoci. Le difficoltà di cui parlo sono quelle di tutti, studiare, trovare un lavoro, i rapporti con la famiglia e con amici, in cui anche io mi riconosco. Nel mio percorso infatti - conclude - ho fatto tanti lavori che non rinnego, ma che mi hanno distolto dal mio interesse principale, che è senz’altro la scrittura».
Questo romanzo, Millepiedi, ci ha fortemente conquistato per mille motivi, perché parla dei giovani di adesso, parla di donne, studiate e capite attraverso il comportamento dei loro piedi, parla di calcio, ma soprattutto parla di uno dei quartieri più vivi e conosciuti della nostra città, visto attraverso lo sguardo attento di un giovane costretto spesso a scontrarsi col severo cinismo della società, ma che interpreta la realtà attraverso l’ironia e la malinconia che lo caratterizza, e in cui tanti ragazzi di oggi si possono riconoscere.
Data recensione: 01/07/2006
Testata Giornalistica: Metropoli
Autore: Cecilia Barbieri